Oratore solenne la senatrice del PD al Parlamento di Roma, Tatjana Rojc. Nel suo intervento ha sottolineato che per la società di oggi è un dovere coltivare la memoria. "Bisogna seguire i passi dei presidenti Pahor e Mattarella che hanno determinato il nuovo passo della storia, la proiezione del futuro. Loro ci ricordano che il sacrificio di quanti si sono opposti al nazifascismo, ai regimi totalitari, costituisce fondamento della nostra libertà, così come dell'Europa tutta". "I valori di libertà, fratellanza e uguaglianza" - ha sottolineato ancora la senatrice - "determinano la scala gerarchica dei valori di coloro a cui è stata tolta la dignità, addirittura il nome. Eppure, loro, umiliati e offesi, sono i vincitori di un secolo segnato dall'orrore". "È questa un'eredità che dobbiamo fare nostra e" - ha indicato Rojc - "tramandare alle future generazioni: la violazione del corpo, in particolare quello delle deportate, delle perseguitate politiche, genera orrore e ci ammonisce a non dimenticare. E a pensare anche alle donne di oggi" - ha aggiunto poi - "che in Afghanistan sono rese oggetti da uomini fanatici e brutali". La cerimonia di quest'anno, organizzata dalle associazioni degli ex combattenti di tutta la Slovenia, dal Comitato di coordinamento delle vittime della guerra e dal Comitato Ravensbrück, è stata dedicata a due anniversari, il 60.esimo degli incontri organizzati dall'Associazione deportate slovene e il 30.esimo della Slovenia indipendente.
Il messaggio chiave emerso dalla cerimonia, è stato che tutte le vittime delle violenze perpetrate durante la Seconda guerra mondiale hanno aggiunto il loro tassello alla composizione del mosaico di un paese che oggi si può chiamare patria. Una cerimonia anche per ricordare il ruolo svolto da tutti coloro che si sono uniti al movimento di resistenza per preservare la lingua e la cultura slovena. Il presidente della repubblica, Borut Pahor, ha ricordato nel suo discorso che la pace, la tolleranza e la solidarietà sono valori che devono essere costantemente perseguiti. A Portorose con l'incontro annuale si ricordano le 63.000 persone deportate dalla Slovenia in vari campi di concentramento e campi di lavoro, tra cui 12.100 patrioti sloveni, le cui vite vennero cancellate nei forni crematori dei lager nazisti.
Delio Dessardo