Nel parco dove in passato sorgeva il centro sociale Rog, mentre ora è in fase conclusiva la realizzazione del Centro di arte contemporanea, è stata inaugurata nel “Parco dei cancellati” una statua ideata da Vuk Ćosić, Aleksander Vujović e Irena Woelle che rappresenta una lettera “Ć” per ricordare, ma soprattutto evitare che in futuro accada un gesto così deplorevole come lo è stata la cancellazione dai registri dell’anagrafe di migliaia di persone nel 1992. “I risarcimenti irrisori non sostituiranno mai gli anni lavorativi persi, la perdita di un impiego, la possibilità di accedere al sistema scolastico e altri diritti” hanno spiegato i promotori dell’iniziativa, Amnesty International Slovenia, l’iniziativa civile dei cancellati e i numerosi attivisti che in passato occupavano il centro sociale Rog. La statua è l’espressione di un passato del quale non possiamo essere orgogliosi, ha detto il sindaco della capitale Zoran Janković “26 mila persone hanno sofferto, molti hanno deciso di lasciare il paese” il parco e la statua al centro è anche un gesto di pentimento per quanto commesso in passato, ha detto Janković. Ratko Stojiljković uno degli attivisti del “vecchio” centro Rog, nonché figlio di cancellati, ha parlato di “razzismo istituzionalizzato, che ha lasciato un forte segno nella società e nel sistema scolastico. Ripercorrendo le tappe salienti per ottenere la giustizia, le vittorie legali anche a livello internazionale per l’ottenimento di un giusto risarcimento, Nataša Posel, direttrice di Amnesty International Slovenia ha spiegato che la statua che ha vinto il bando al quale hanno partecipato 8 progetti in tutto, vuole rappresentare un centro di ritrovo, un nuovo inizio, dove pure i bimbi potranno giocare. “Non dobbiamo mai dimenticarci della cancellazione avvenuta, delle vittore degli uomini contro gli apparati statali, di una grande storia di solidarietà che ci ha uniti” ha detto la Posel. Intervenuta anche la Ministra della giustizia Švarc Pipan la quale ha ricordato che i giorni euforici che hanno seguito l’indipendenza del paese hanno portato anche a un fatto molto triste della storia slovena, dove numerose persone hanno perso lo status, l’identità, i diritti, “persone che erano nostri vicini di casa, con le quali giocavano a pallone e che hanno contribuito alla costruzione del nostro paese” ha detto la Švarc Pipan ricordando che questa gente ha perso il lavoro, i diritti sociali, l’assistenza sanitaria e molte si sono tolte la vita. La Ministra ha poi invitato i presenti a un minuto di silenzio anche per le vittime in Medio Oriente dove è in atto, secondo la Švarc Pipan“una pulizia etnica, un vero e proprio genocidio”. Toccanti le testimonianze delle persone che hanno subito la cancellazione. Irfan Beširović, Presidente dell’associazione dei cancellati ha detto che fino al 92 aveva una vita normale, “dopodiché mi è stata tolta la dignità, non si è trattato di un errore”, ha detto Beširović ammonendo che continueranno a lottare finche resterà un solo cancellato nel paese.
Dionizij Botter