La notizia è passata in sordina, ma le ripercussioni hanno grande portata e, soprattutto, colpiscono una delle categorie più vulnerabili della società, gli invalidi. Stiamo parlando della caotica situazione che sta vivendo ormai da due settimane l'Istituto universitario di riabilitazione - Uri Soča, l'unico centro del suo genere nel paese. A fine febbraio il consiglio direttivo dell'Istituto ha votato la sfiducia al direttore, Zvone Čadež, nel giorno in cui avrebbe dovuto approvare il bilancio del 2023. Secondo le ricostruzioni sui media, già nel 2022 l'ispettorato del lavoro aveva riscontrato gravi incongruenze nel dipartimento di ortesi e protesi, così come carenze nel campo dei dispositivi medici che non rispettavano i parametri dei sistemi di qualità. Non solo.
Questioni delicate, come interventi di ristrutturazione dell’edificio e l’ammodernamento dell’impianto elettrico, sono rimaste in sospeso nel gioco di rimpallo fra ministero della Sanità e istituto che, secondo diverse testimonianze del personale sanitario, opera come un organo a sé stante per la sua competenza specialistica e quindi a volte agisce in solitudine, pur essendo una struttura pubblica. L’11 marzo il consiglio direttivo si riunirà una seconda volta per ascoltare la posizione del direttore sfiduciato, ma nel frattempo l’Istituto universitario di riabilitazione ha comunicato di non voler rinunciare alle misure di sciopero adottate da Fides, in barba anche al decreto del governo che ha cercato di assicurare la continuità del lavoro. Lunedì in parlamento Golob ha puntato il dito proprio contro l’URI-Soca per criticare la rigidità delle posizioni di Fides, e anche la ministra della Salute, Valentina Prevolnik Rupel, quando ha presentato il decreto, ha citato come esempio le difficoltà delle persone invalide di rinnovare la patente di guida, procedura che passa proprio per l’Istituto e ora sospesa causa sciopero. Il Consiglio nazionale delle organizzazioni dei disabili della Slovenia (NSIOS) ha inviato una lettera di denuncia al ministero della Salute informandolo dei disagi e del malfunzionamento della clinica, sottolineando che si tratta di una violazione delle convenzioni, delle leggi e dei decreti internazionali a protezione dei disabili. Ma dall’Istituto hanno risposto con convinzione che il regime di sciopero è confermato, perché secondo loro il decreto del governo è illegale.
Valerio Fabbri