Mario Fafangel, a capo del Centro per le malattie infettive, oltre a garantire il buono stato di salute del paziente zero affetto da vaiolo delle scimmie, ha precisato che questi non rappresenta il preambolo per una nuova epidemia, si tratta di un caso isolato e al momento sotto controllo delle autorità sanitarie. Fafangel, inoltre, ha sottolineato che la malattia è epidemiologicamente più facile da gestire rispetto alla covid-19 ed è una affezione già nota. Infatti, il virus geneticamente è vicino a quello del vaiolo umano, è diffuso tra i primati e i roditori delle foreste dell'Africa equatoriale e occasionalmente un animale può infettare una persona. Come precisato da Tatjana Lejko Zupanc a capo del reparto di malattie infettive del Centro Clinico di Lubiana, il vaiolo delle scimmie è un'infezione con un tasso di contagiosità molto inferiore rispetto alla Covid 19. La persona risulta contagiosa solo dopo l'insorgenza di sintomi quali febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, brividi, spossatezza ed eruzioni cutanee simili alla varicella, che compaiono dopo 1-2 giorni dall'inizio della febbre. Si sviluppa quindi un'eruzione cutanea prima sul viso e si diffonde poi ad altre parti del corpo - precisa la dottoressa Lejko Zupanc e prosegue - dapprima compaiono delle macchie sulla cute, poi si formano delle vescicole, pustole e infine crosticine. Il numero di lesioni può variare da poche a migliaia. L'eruzione cutanea può assomigliare alla varicella o alla sifilide, prima di formare una crosta che poi cade. La differenza rispetto alla varicella è l'evoluzione uniforme delle lesioni. Il periodo di incubazione è in genere compreso tra 6 e 16 giorni, ma può arrivare fino a 21 giorni. Quando la crosta cade, la persona non è più infettiva e non sono previste complicazioni a meno che non vi sia un'ulteriore infezione batterica delle vescicole - conclude la dottoressa Lejko Zupanc.
Corrado Cimador