".....CANNAVARO!!! .... Cannavaro!!! Via al contropiede per Totti ... dentro il pallone per Gilardino, Gilardino la può tenere vicino alla bandierina, cerca invece l'uno contro uno, dentro a Del Piero Del Piero!!! GOOOOOOOOLLLLL!!!! DEL PIERO!!!!! Chiudiamo le valigie amici, ANDIAMO A BERLINO!!!!! ANDIAMO A PRENDERCI LA COPPA!!! ANDIAMO A BERLINO!!!!!".
Mi si dica se c'è uno sportivo italiano che non si emoziona anche solo leggendo queste righe. Che non ha pensato a dov'era in quel momento, cosa stava facendo, cosa ha provato. E quanto daremmo tutti per tornare a quell'istante, a quella gioia, a quell'urlo. Anche i tedeschi, secondo me. Perché l'essenza dello sport sta nelle emozioni, nel divertirsi, nel distrarsi. Altro che porte chiuse, polemiche, complottismo, numeri e statistiche. Un amico di Sarajevo tempo fa mi spiegava la felicità provata nella Coppa del Mondo del 2014: "Non è che il calcio abbia cambiato le nostre vite, è solo che finalmente ci sentivamo una nazione normale in mezzo alle altre nazioni normali". Normalità. Suona strano, oggi, vero?
Avete provato a togliere a un bambino il suo giocattolo preferito mentre ci si sta divertendo? Ecco: UEFA e il CIO, attraverso le tempistiche delle comunicazioni ufficiali, sono stati bravi a toglierci le massime espressioni del nostro giocattolino preferito tra gli applausi. Ora si staranno divertendo a sbrogliare la complessa matassa che è derivata dalle decisioni, che sembrano inevitabili, dato che sembra a tutti chiaro che lo sport, in questo contesto, diviene effimero e voluttuario rispetto alle priorità del momento, che sono evidentemente altre. "Compromessi e sacrifici" va ripetendo Bach da settimane. Compromessi e sacrifici.
Quando eravamo bambini giocavamo tutti con la palla. Ci divertivamo. Non avremmo smesso mai e sognavamo di diventare come loro. Non ci spingevano i privilegi, le veline, le macchine di lusso, la bella vita, magari i follower per chi è arrivato dopo. Ci spingevano le emozioni, la gioia, la fantasia, la voglia di giocare. Benché spesso trascurata nella narrativa dello sport, talvolta troppo concentrata sul sensazionalismo, in questi momenti difficili molti sportivi si stanno contraddistinguendo proprio per una grande umanità. Impegnandosi, lanciando messaggi, condividendo riflessioni, facendo donazioni, in alcuni casi decurtandosi lo stipendio. "Che si riparta verso un modello più sostenibile" sostengono in molti, a ragione, tra cui anche il Comitato Olimpico Sloveno.
"...When you walk through a storm, hold your head up high and don't be afraid of the dark. At the end of a storm, there's a golden sky and the sweet silver song of a lark..."
Quando tutto sarà finito, riprenderà anche lo sport. Torneremo a giocare, torneremo allo stadio. E sarà bellissimo. A patto che ci ricorderemo che cosa ci manca davvero oggi.
"...Walk on walk on with hope in your heart and you'll never walk alone....".
Antonio Saccone