L'ex presidente francese Nicholas Sarkozy finirà sotto processo nella capitale Parigi per corruzione, dopo che la corte di cassazione ha rigettato gli ultimi ricorsi presentati dall'ex capo di stato, dall'avvocato Herzog e dall'ex magistrato Azibert per evitare di finire alla sbarra per corruzione e traffico di influenze. Nei prossimi mesi i magistrati inizieranno le udienze che si terranno a Parigi. Si tratta della prima volta che un ex presidente viene rinviato a giudizio per corruzione nella Quinta Repubblica, dal 1958. Secondo l'accusa Sarkozy avrebbe tentato di ottenere informazioni da un magistrato della corte di cassazione in cambio di una raccomandazione a favore del giudice per un incarico nel Principato di Monaco, alla fine mai fatta. Il magistrato, Anzibert, e l'avvocato che avrebbe fatto da tramite, Herzog, sono stati rinviati a giudizio per violazione del segreto professionale. La vicenda risale al 2014 quando Sarkozy, non più presidente, aveva tentato di ottenere informazioni sulla restituzione di sue agende, sequestrate nell'ambito dello scandalo Bettencourt, che riguardava finanziamenti alla campagna elettorale dello stesso Sarkozy da parte di Liliane Bettencourt, erede del colosso L'Oreal e tra le donne più ricche di Francia. Gli inquirenti lo scoprirono grazie a intercettazioni telefoniche che confermavano i contatti tra Sarkozy e Herzog tramite telefoni cellulari acquistati con false identità. Ma i guai giudiziari di Sarkozy non finiscono qui. E' stato rinviato a giudizio nel febbraio 2017 per il finanziamento illecito della sua campagna elettorale del 2012 con il sospetto che i fondi provenissero dal leader libico Gheddafi, ed inoltre l'affare Karachi su contratti di acquisto armi firmati dal governo Balladur con Arabia Saudita e Pakistan nel 1995, quando Sarkozy era ministro del bilancio. In totale vi sono a suo carico una decina di casi giudiziari, 7 dei quali ancora in corso, qualcuno sfociato in un non luogo a procedere come quello sul traffico di influenze per il quale era finito in custodia cautelare nel luglio 2014.

Franco de Stefani

Foto: Reuters
Foto: Reuters