Manifestazione di CasaPound a Trieste Foto: Radio Capodistria /Stefano Lusa
Manifestazione di CasaPound a Trieste Foto: Radio Capodistria /Stefano Lusa

30 pullman provenienti da tutta Italia, più manifestanti auto-organizzati hanno risposto, come ci ha detto un signore di Brescia carabiniere in pensione, alla chiamata del loro leader Gianluca Iannone per ricordare con un corteo a Trieste la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Un'iniziativa che ha fatto sollevare gli scudi di coloro che considerano inaccettabile che un partito che dice di affondare le proprie radici nel fascismo possa marciare per le strade cittadine, organizzando una contro manifestazione. Una polemica che il vicepresidente di CasaPound, Simone Di Stefano commenta così.

"Noi siamo venuti qui per ricordare i ragazzi caduti al fronte, che hanno contribuito a disegnare i confini di questa nazione. Tutte le polemiche sono nate da altre persone e non era assolutamente nostra intenzione. Ovviamente per noi quella di oggi è una celebrazione dovuta ed altri hanno pensato invece di militarizzare la città. Non siamo qui per polemizzare su alcun tema politico dell'attualità. Oggi non si parla di governo o di altri temi, ma si vuole semplicemente rammentare che un giorno si sono schierati 600 mila italiani hanno rovesciato una sorte nefasta e hanno vinto la guerra. Si vorrebbe quindi negare il festeggiamento della vittoria, perché quella guerra noi l'abbiamo vinta".

Ma come rispondono i militanti di CasaPound a coloro che li accusano di essere fascisti e perciò di non avere il diritto di manifestare?

"Il nostro movimento politico, come già chiarito da quindici anni, ritiene di essere l'eredità storica del partito fascista del tempo", spiega Di Stefano, "D'altronde anche il PD può essere considerato l'erede storico del partito comunista di un tempo. Noi siamo, però, qui ad ottanta anni dalla fine del fascismo; abbiamo un programma politico; ci candidiamo alle elezioni e crediamo nella democrazia. Abbiamo messo dei punti della costituzione all'interno del nostro programma, che nessuno, però, si prende la briga di andare a leggere. D'altronde se nessun magistrato in quindici anni ci ha sciolto un motivo ci sarà. Vuol dire che siamo pienamente nel gioco democratico e che siamo nel contesto istituzionale. È vero che noi abbiamo sempre manifestato tra le polemiche, ma questo avviene perché purtroppo c'è una politica che non ha più tante cose da dire e quando arriviamo noi si ringalluzzisce parlandoci contro, ma bisognerebbe invece discutere dei temi politici e di come fare per risolvere i problemi degli italiani".

Per quanto riguarda l'annuncio circolato nelle scorse settimane di un concerto a Fiume di CasaPound Di Stefano liquida la cosa come una "notizia folle": "Vi pare che un movimento politico italiano possa andare in terra straniera a tenere un evento musicale?"

Gli stessi organizzatori sono rimasti stupiti dalla grande partecipazione e nonostante i numeri inattesi hanno saputo mantenere il più stretto controllo sulla sfilata, che si è snodata nelle vie cittadine tra bandiere italiane, di CasaPound e del Blocco studentesco in silenzio con il solo sottofondo di musica classica. Una situazione surreale, quasi onirica, che ha raggiunto il suo apice davanti al monumento di Rossetti dove prima del comizio conclusivo di Di Stefano si è tenuto un suggestivo rito per onorare i caduti della Grande guerra celebrato dal carismatico Iannone. Una manifestazione pacifica che a dispetto degli allarmismi degli scorsi giorni non ha creato alcun problema, tanto che molti esercizi hanno tenuto aperto anche durante il passaggio del corteo.