Foto: BoBo
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Il governo sloveno in questi ultimi mesi avrebbe fatto alcune scelte che starebbero minando la libertà di parola per le voci indipendenti che operano nel paese. Il linguaggio d'odio ormai comunemente usato nel dibattito pubblico, nonchè le intimidazioni nei confronti di attivisti della società civile che esprimono le loro critiche in pubblico rischiano, infatti, di influenzare i media limitandone l'incisività e la capacità di critica. Per questo le autorità slovene dovrebbero immediatamente intervenire per far abbassare i toni del confronto in corso nel paese, riportandolo nella prassi di un dibattito pubblico rispettoso delle diverse opinioni.

Questo è il parere espresso dalla Commissaria per i diritti dell'uomo del Consiglio di Europa, Dunja Mijatović, che ha detto anche di ritenere che il governo sloveno stia usando la pandemia in corso per scoraggiare qualsiasi tipo di dissidenza nel paese, avendo anche cercato di impedire ai cittadini di manifestare nelle piazze in questi ultimi mesi. Infatti, pur comprendendo la necessità di difendere la salute pubblica, la commissaria ritiene che il governo non debba abusare delle restrizioni anticovid e soprattutto fermare la campagna in corso di discredito nei confronti di alcuni media ed operatori del settore informativo, sottolineando in particolar modo alcuni attacchi sessisti e misogeni fatti a carico di giornaliste che sono motivo di particolare preoccupazione. Inoltre la Mijatović chiede al governo sloveno di rendere il più agevole possibile l'accesso alle informazioni pubbliche e delle autorità statali e di ratificare la Covenzione di Tromso che impegna gli stati proprio su questo fronte. Nel documento viene anche ribadito il ruolo del servizio pubblico radio e televisivo, che come l'agenzia di stampa STA deve vedere garantita la propria autonomia da qualsiasi tipo di ingerenza politica. Inoltre per quanto riguarda la STA la commissaria ha intimato al governo di fornire immediatamente i fondi pubblichi che le spettano per l'anno in corso. Infine Lubiana viene invitata a varare al più presto una nuova legge sui media con lo scopo di rivedere il mercato dell'informazione del paese, che si sta dimostrando sistematicamente malato e che dovrebbe essere indirizzato secondo Bruxelles verso un giornalismo indipendente e di alta qualità, garantendo anche una maggiore trasparenza riguardo la proprietà delle testate.

Immediata la risposta del governo sloveno che per prima cosa ha rigettato le accuse di aver utilizzato le norme anticovid per impedire ai cittadini di esprimere il proprio dissenso; agendo, invece, unicamente per far sì che venissero garantire rispettate le regole igienico-sanitarie introdotte per difendere la salute dei cittadini. In tal senso vengono respinte tutte le critiche mosse contro l’operato della polizia che avrebbe, invece, agito secondo il Ministero dell’interno correttamente durante le manifestazioni di questi mesi.

La Slovenia ribadisce che la libertà di stampa è garantita dalla Costituzione e che nessun’autorità avrebbe violato questo diritto, non interferendo in alcun modo sull’indipendenza dei media; anche se le autorità ammettono che durante la pandemia ha avuto corso un intenso confronto tra il governo e la Radio e Televisione pubblica Slovena, nonché la STA; sempre, però, nel rispetto del lavoro e dell’autonomia di questi enti, il cui operato non sarebbe stato danneggiato in alcun modo.

Il problema secondo il governo sarebbe, invece, rappresentato dai media privati che si troverebbero in mano ad uno sparuto gruppo di Tycoon che li utilizzano per influenzare l’opinione pubblica.

Infine le autorità rigettano qualsiasi accusa di aver agito in modo intimidatorio nei confronti di singoli cittadini o giornalisti e assicurano che si sta lavorando per garantire il rispetto delle opinioni di tutti e per impedire la diffusione del linguaggio d’odio e la polarizzazione della società nel paese.

Barbara Costamagna