Foto: Reuters
Foto: Reuters

Durante la visita di Benjamin Netanyahu a Majdal Shams, dove sabato scorso sono stati uccisi 12 tra bambini e adolescenti, circa 200 abitanti della località nel nord di Israele hanno contestato il premier. "Vattene", "assassino, "ora si ricorda del Golan", hanno urlato contro il capo del governo, considerato "il nemico" dei cittadini.

Foto: Reuters
Foto: Reuters

Netanyahu ha affermato che "Israele non vuole e non può passare sotto silenzio quanto accaduto. La nostra risposta arriverà e sarà dura", ha aggiunto. Rispondendo ai fischi dei manifestanti il primo ministro ha detto che Tel Aviv continuerà sempre ad essere al loro fianco.
Intanto la radio delle forze armate israeliane ha fatto sapere che sono due miliziani di Hezbollah le vittime del raid aereo di Israele, condotto nel sud del Libano.
Il vicepremier italiano, Antonio Tajani, ha sentito al telefono i ministri degli Esteri di Israele e Libano: "Siamo preoccupati per l'inizio di un'escalation nell'area", ha dichiarato, aggiungendo di aver "ribadito a entrambi i ministri l'impegno dell'Italia per una deescalation". Secondo Tajani dovrebbe essere applicata "la risoluzione per la creazione di una zona blu per evitare una ripresa delle ostilità sospese. Noi lavoriamo per la pace, e ci auguriamo che un rafforzamento delle forze armate libanesi possa contenere Hezbollah".
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha invece parlato con il presidente israeliano, Isaac Herzog. Blinken ha ribadito l'impegno ferreo degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele contro le minacce delle organizzazioni terroristiche sostenute dall'Iran. Anche il capo della diplomazia Usa ha sottolineato l'importanza di prevenire l'escalation del conflitto e ha discusso gli sforzi per raggiungere una soluzione diplomatica. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha al contempo espresso fiducia che una guerra più ampia tra Israele e Hezbollah possa essere evitata.