Foto: Sam Cossar-Gilbert
Foto: Sam Cossar-Gilbert

Pesante il bilancio svelato da Global Witness. Circa l'85 percento degli omicidi di ambientalisti lo scorso anno è avvenuto in America Latina, 79 dei quali nella sola Colombia, il numero più alto registrato da quando l'Ong ha iniziato a produrre il suo rapporto annuale. La maggior parte di questi crimini è stata commessa da organizzazioni criminali, svela ancora il documento. Tra circa un mese la Colombia ospiterà la Conferenza dell'ONU sulla biodiversità, sollevando, di conseguenza, preoccupazioni per la sicurezza dei partecipanti. Gravissima la situazione anche in Honduras dove si registrano 18 omicidi di attivisti ambientali, il numero più alto in rapporto alla popolazione. Per quanto concerne l'Asia, Global Witness evidenzia un preoccupante aumento di segnalazioni di rapimenti soprattutto nelle Filippine. Numeri sotto la media invece in Africa, ma l'organizzazione avverte che i dati reali potrebbero essere significativamente più alti, dato che ottenere informazioni affidabili in molte aree del continente risulta estremamente difficile. Oltre agli omicidi, il rapporto mette in luce come governi e grandi aziende stiano sempre più utilizzando la legge per reprimere l'attivismo ambientale. Vengono citati esempi di legislazioni negli Stati Uniti e nel Regno Unito che hanno imposto pene più severe per i manifestanti; il rapporto fa riferimento in particolare al caso di tre attivisti ambientali britannici ai quali i tribunali hanno vietato di invocare la crisi climatica a loro discolpa e sono stati arrestati per non aver rispettato la legge. Nella stessa Unione Europea, emerge invece un crescente livello di sorveglianza nei confronti degli attivisti che operano a difesa dell'ambiente.

M.N.