Il focus sul trentennale della guerra in Jugoslavia è un progetto a cui gli organizzatori del festival stavano lavorando da anni. La pandemia ha cambiato le carte in tavola, perché molti dei film previsti esistono soltanto in pellicola. Rimane il momento ‘simbolico’, che per l'apertura non poteva che cadere su un ‘film-simbolo’, Underground, la favola anarchica e surreale con cui Kusturica racconta in chiave grottesca la dissoluzione della Jugoslavia. Un ulteriore tassello - dopo le edizioni dedicate al Muro di Berlino e alla riunificazione della Germania - per tenere viva, attraverso il cinema, la memoria delle pagine più importanti della storia dell'Europa centro orientale. Con Underground Kusturica torna a vincere nel 1995 la Palma d'Oro a Cannes dieci anni dopo Papà è in viaggio d'affari. E' il manifesto dell'estetica caotica e immaginifica di Kusturica, il suo film più sentito e forse il suo massimo capolavoro. Già il sottotitolo riassume la tragedia che ancora si sta consumando nella sua terra: "C'era una volta un paese", mentre l'ultima inquadratura al posto del consueto 'Fine' annuncia che quella raccontata non è una storia finita, che insomma c'è un seguito. In tre ore e dieci minuti la pellicola abbraccia mezzo secolo di storia jugoslava. Innumerevoli le metafore, colori, suoni e musiche, quelle dell'autore della colonna sonora, Goran Bregović, interpreti d'eccezione, tra cui Miki Manojlović, Lazar Ristovski e Mirjana Joković. Nell'occasione sarà assegnato a Miki Manojlović, protagonista del film insieme a Lazar Ristovski, l'Eastern Star Award, con cui da alcuni anni vengono premiate le personalità del cinema che hanno gettato un ponte tra Est e Ovest. (mid)