Foto: Radio Capodistria
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Dopo aver approvato il piano di lavoro e il bilancio per l'anno a venire, l’assemblea dei soci della Comunità degli Italiani “Pasquale Besenghi degli Ughi” si è confrontata su un tema delicato: come difendere l’italianità del sodalizio. Il presidente Robi Štule ha, infatti, lanciato un allarme sulla presenza di alcuni soci della maggioranza, che partecipano alle attività dei vari gruppi della Comunita; che mancano, però, della sensibilità necessaria per comprendere la particolarità della realtà nella quale si sono inseriti.

Štule, pur ammettendo ai nostri microfoni la necessità di aprirsi alla maggioranza per sopravvivere (visto che molti gruppi storici per continuare ad operare hanno bisogno di forze esterne), sostiene, però, con forza che la Comunità non deve "svendersi" e che la sua identità deve essere rispettata. “Se, ad esempio, canti nel nostro coro e non sei della minoranza", spiega, "ci rappresenti lo stesso e devi sostenere la Comunità Italiana a tutti gli effetti. Non puoi, quindi, andare in una comunità degli italiani qualsiasi in giro per l’Istria e parlare in sloveno, perché se sei con un nostro gruppo in quel momento porti avanti la cultura italiana e sei parte di questa comunità”.

Quando vengono in Comunità, perciò, “sono gli altri che devono adeguarsi a noi” e non “è possibile che, invece, vogliano essere loro a dettarci la nostra linea”, ha detto in modo ancora più duro il presidente durante l'assemblea; invitando, poi, i presenti a riflettere insieme sui modi con i quali limitare questo fenomeno. Due le proposte che sono state accolte positivamente dall’assemblea: l’introduzione di un metodo di selezione dei soci (che a dire di Štule è in realtà già previsto nello Statuto dell'associazione), e il ritorno del tesseramento annuale .

“Noi ce l'avevamo già, mi sembra fino al 2014”, spiega Štule, che a questo punto vista la reazione positiva dell’assemblea si metterà in azione con il suo direttivo per reintrodurre al più presto la tessera associativa. “I soci” aggiunge, “probabilmente saranno anche tenuti a venire a timbrare la loro tessera una volta all’anno per evitare che restino associate persone che per i più svariati motivi in realtà non partecipano più alla vita comunitaria o non vivono più ad Isola". “Penso che sia un impegno e un dovere del socio spendere almeno 15 minuti del sua vita ogni anno per venire in Comunità e dire eccomi qua, esisto e faccio parte di questo gruppo”, conclude Štule, che spera così di mettere definitivamente ordine tra soci attivisti e soci sostenitori, e di riuscire a valorizzare finalmente chi effettivamente partecipa con continuità alla vita comunitaria.

Barbara Costamagna