La regione deve valutare se esistano i presupposti per rimuovere Fabio Tuiach dal suo ruolo di consigliere comunale. Roberto Cosolini, consigliere regionale del Pd, primo firmatario di una delle due mozioni di censua al Consigliere comunale triestino di estrema destra e ultracattolico Fabio Tuiach, approvate ieri all’unanimità dal Consiglio regionale, ribadisce la richiesta di applicazione della norma che prevede la possibilità per il Governatore della regione di procedere alla “rimozione degli amministratori locali quando compiono atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico”.
Secondo Cosolini le continue e dichiarazioni discriminatorie di Fabio Tuiach contro la comunità Lgbt, e altre comunità, rivelano un’assenza di rispetto dei valori dettati dalla Costituzione italiana, uscendo dai limiti della libertà di pensiero che può essere legittimamente espressa, e violando quindi l’impegno assunto nell’accettare un ruolo pubblico.
La strada verso la possibile rimozione di Fabio Tuiach dal suo incarico di consigliere comunale, è però in salita. Lo stesso assessore regionale Pierpaolo Roberti, dopo il voto delle mozioni in Consiglio, ha detto chiaramente che è “giusto e doveroso stigmatizzare chi esprime opinioni inaccettabili e irricevibili” ma, ha aggiunto, “da un punto di vista amministrativo e legale non sussistono gli estremi per procedere con la sanzione richiesta nel documento” perché si parla del “sanzionamento di un reato d'opinione da parte di un organo politico: un precedente che, al netto delle inqualificabili espressioni usate dal consigliere comunale in oggetto, potrebbe far intravedere delle possibili derive liberticide”.
Un’azione da parte della regione però, secondo Cosolini è possibile.
“Mi rendo conto che non è semplice: l’assessore Roberti ha illustrato nella sua replica alla discussione una casistica che limita molto questa possibilità, anche se si riferisce alle ‘gravi violazioni di legge’. La norma però, oltre che alle gravi violazioni di legge, fa riferimento agli atti contrari alla Costituzione, e non c'è ancora una relazione della struttura competente della regione che abbia esaminato questo aspetto, che è proprio il punto che io ho sollecitato”.
“Bisogna valutare se, come rappresentante delle istituzioni, non come singolo e semplice cittadino, fare ripetutamente dichiarazioni che vanno in contrasto con principi fondamentali della Costituzione italiana, pensiamo all'articolo 2 o all’articolo 3, rappresenti un atto contrario alla Costituzione stessa. Su questo credo che sia doveroso fare un approfondimento.”
“In ogni caso sono convinto che chi entra in un'istituzione, assuma un impegno. I sindaci giurano nel momento in cui accettano l'incarico, i consiglieri regionali giurano, in consiglio comunale non si giura, ma il principio può essere esteso: chi entra in un’istituzione democratica della Repubblica in rappresentanza dei cittadini, s’impegna a rispettare i valori fondamentali della Costituzione repubblicana. Qui siamo in presenza di frasi ripetute pubblicamente, con discredito per il consiglio comunale intero, e quindi per la città di Trieste visto che sono rimbalzate sui media nazionali, che fanno pensare che questa persona disprezzi la Costituzione italiana”.
Ma secondo lei non c'è un rischio da questo punto di vista di andare oltre, cioè di limitare la libertà di espressione?
“Io credo che la libertà di pensiero e di espressione, che è garantita nella nostra società, vada comunque incontro a un limite, come tutte le libertà vanno incontro a un limite. Sappiamo che tutte le libertà di cui siamo titolari o depositari hanno il limite evidente del rispetto della civile convivenza, del rispetto degli altri, del rispetto dei diritti degli altri, altrimenti alcune libertà sarebbero indiscriminate, ma andrebbero a discriminare le libertà e i diritti degli altri. In questo caso parliamo di un rappresentante delle istituzioni, che pratica quotidianamente, periodicamente, un linguaggio che è di odio e di disprezzo verso valori e verso persone: questo va al di là del diritto di espressione proprio dei cittadini e proprio anche della politica e della libertà di espressione. Credo vada oltre i confini, e superi dei limiti che comunque vanno stabiliti”.
Alessandro Martegani