Giornata conclusiva, oggi a Sissano, del Festival dell’Istrioto, giunta alla settima edizione. La manifestazione-volta alla valorizzazione e recupero dell’antico idioma della bassa Istria- promossa dall’Unione Italiana è organizzata congiuntamente dalle Comunità degli Italiani di Sissano, Rovigno, Valle, Dignano, Gallesano e Fasana. Tra i vari appuntamenti va segnalato senz’altro il Concorso letterario articolato in tre categorie: bambini, giovani e adulti. Quest’anno il premio giovani è andato alla rovignese Lara Kercan per la sua poesia “Acquarilo ruvignis” (Acquerello rovignese) nella quale l’autrice si trasforma in pittore che dipinge a parole la propria cittadina. “Per me il dialetto è una via di fuga, sopratutto scrivere in dialetto è una via di fuga in quanto mi fa sentire più al sicuro perché quando scriviamo ci esponiamo e facendolo in una lingua che non possono capire tutti mi sento più al sicuro in quanto esco dal mio guscio ma non del tutto” ci svela Lara Kercan.

Nella motivazione della giuria, il lavoro di Lara Kercan si distingue oltre che per l’eccellente uso del dialetto istrioto di Rovigno per l’emozione che riesce a dare dipingendo in versi la sua cittadina e fissando sulla carta, come il pittore stende sulla tela, un intrecciarsi di esperienze sensoriali che guardano al passato e rafforzano l’amore per il luogo natio. “Io ho sempre sentito parlare il rovignese soprattutto da mio nonno che purtroppo è venuto a mancare proprio quando iniziavo a capire quanto sia importante il nostro idioma. Poi in terza elementare mi sono iscritta al gruppo dialettale guidato dal bravissimo professor Vlado Benussi. Ricordo le difficoltà con i dittonghi, la scrittura e tutte le altre complicazioni linguistiche ma avendo un così bravo insegnante ho superato tutti i problemi e perseguito questa mia passione”.

Un'esperienza, quella di studiare il dialetto, che la poetessa consiglia a tutti e con la fiducia che contraddistingue i giovani afferma “io penso che ci sia speranza per l’istrioto, sento parlare rovignese da quando sono bambina e personalmente pianifico di tramandarlo ai miei figli e nipoti. È un valore che ci caratterizza e che ci rende specifici e che per me ha una grande importanza essendo, come ho detto, una via di fuga che mi permette di non espormi troppo, anche se poi alla fine desidero essere capita. Perciò è importante che le nuove generazioni si interessino e curino la lingua dei nostri avi”.

Lionella Pausin Acquavita


Foto: MMC RTV SLO/Wikipedia
Foto: MMC RTV SLO/Wikipedia