Il risultato si doveva giocare all’ultimo voto e così è stato. Alla fine, la coalizione non ce l’ha fatta per un pelo a defenestrare Zorčič. A decidere potrebbero essere stati i voti dei due deputati delle comunità nazionali, che potrebbero essere rimasti fedeli al proposito di non voler essere l’ago della bilancia. Žiža subito dopo il voto si è trincerato dietro il più stretto riserbo, ma appare improbabile che possa aver cambiato idea rispetto ai giorni scorsi, quando aveva detto di non voler essere decisivo nella defenestrazione del presidente della Camera. Sta di fatto che proprio in questi giorni i deputati delle Comunità Nazionali sono stati al centro di una serie di pressioni che mai avevano raggiunto una tale intensità nel corso di questo mandato.
Il dibattito in aula è stato durissimo. Per i partiti di coalizione la questione era semplicissima: Zorčič era stato eletto dal centrodestra, lui se ne è andato venerdì dal suo partito e dalla maggioranza, quindi le forze di governo dovevano trovarsi un nuovo presidente. Così è sempre stato in trent'anni di democrazia parlamentare in Slovenia.
Del resto, in questo mandato, Zorčič è il terzo presidente della camera, ma rispetto ai suoi predecessori che si sono dimessi quando gli equilibri sono cambiati, lui non l’ha fatto.
Nella sua arringa davanti ai deputati, Zorčič, ha detto che la maggioranza che lo ha eletto non c’è più, che nel governo ci sono ministri indicati da partiti che non sono più nella coalizione e che si ha a che fare con un esecutivo che con rispetta le leggi che la camera approva. Gli ha fatto eco Janja Sluga - che con lui ha lasciato il Partitio del Centro Moderno, dando vita ad un nuovo gruppo parlamentare – dicendo il suo merito è stato quello resistere di fronte alle pressioni del Capo del Governo, che avrebbe voluto imporgli la sua agenda per i lavori parlamentari. Poi non sono mancate polemiche sul ruolo dei deputati che formalmente non sono in coalizione, ma sostengono il governo ed anche moniti ai parlamentari delle minoranze a non giocare un ruolo decisivo nel voto.
Alla fine, Sinistra, Partito di Alenka Bratušek, Partito di Marjan Šarec e Socialdemocratici se ne sono andati dall'aula dicendo a quelli che sono rimasti di fare da soli. Ostruzione dura e soltanto al terzo tentativo si è riusciti a raggiungere il quorum necessario per espletare alcuni accorgimenti tecnici prima del voto segreto. Alla fine, il primo test serio per la coalizione di governo fallisce, mentre lo scontro politico nel paese non sembra placarsi nemmeno davanti alla pandemia.
Stefano Lusa