Rilanciare la TV e la radio transfrontaliere e la collaborazione fra i media che guardano da entrambe le parti del confine, ampliando gli accordi di collaborazione già presenti.
È l’esigenza che sta alla base dell’iniziativa lanciata dai sindacati della Rai, Cgil, Cisl e Uil e dall’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia, che hanno riunito a Nuova Gorica, nella sala del comune, sindacalisti, professionisti delle comunicazioni e politici per presentare un nuovo piano di sviluppo e ampliamento della TV e della Radio Transfrontaliera.
Nel corso degli interventi è stata messa in luce da una parte l’esigenza d’informazione e programmazione plurilingue presente da entrambe le parti del confine, dall’altra anche la disparità di risorse e offerte fra le varie componenti linguistiche, in particolare in Friuli Venezia Giulia, dove risiedono ben tre minoranze linguistiche.
Nella relazione che ha raccolto i lavori preparatori del convegno (“La RAI del Friuli Venezia Giulia un nuovo progetto nell’Europa senza confini, per un servizio pubblico radiotelevisivo transfrontaliero a tutela delle minoranze linguistiche”) si è posto in particolare l’accento sulla necessità di implementare la copertura e la qualità delle trasmissioni, sia tv sia radiofoniche, con una modernizzazione delle strutture tecnologiche, ma soprattutto aumentare la collaborazione fra i due soggetti principali presenti sul confine, per dare risposte al bisogno d’informazione dei cittadini da entrambe le parti della frontiera. Un impegno al lavorare in questo senso è stato presi dai partecipanti nelle conclusioni finali del convegno.
Alcune iniziative, come la ritrasmissione di notiziari e produzioni, possono essere anche aumentate a costo zero, se c’è la volontà politica, ma per fare un passo in più verso un’informazione e un’offerta completa, serviranno anche fondi, come ha sottolineato la sottosegretaria di Stato Vesna Humar: “L’Ufficio per gli sloveni all'estero già finanzia ampiamente progetti giornalistici che trattano sia le minoranze slovene nei paesi confinanti, sia progetti che all'interno della Slovenia parlano in realtà di zone transfrontaliere. È una cosa molto importante per noi stanziare dei fondi – ha spiegato - perché naturalmente le informazioni sono una base fondamentale per lo sviluppo culturale, ma anche sociale ed economico. Mi sembra però che ora sia cruciale trovare fonti molto più stabili per questo tipo di operazione, e di tutto quello che è stato detto oggi è una base importante per parlare sia con il governo italiano a Roma sia con il governo sloveno a Lubiana.” Una spinta potrebbe anche arrivare dalla Capitale europea della cultura, che convoglierà nell’area molti finanziamenti, e consentirebbe, ha detto Humar “di far crescere in questo ambito transfrontaliero persone che siano capaci di capire, di raccontare, di interpretare questo territorio, di parlare le tre lingue e di far crescere l’area dal punto di vista culturale, ma anche economico, legale e amministrativo. Queste persone in ambito transfrontaliero ci mancano, e sarebbero veramente molto utili per aumentare la collaborazione e la comprensione in queste terre di confine”.
Sia i rappresentanti della minoranza slovena in Italia, la presidente della Unione culturale economica slovena (SKGZ) Ksenija Dobrila, e il presidente della Confederazione delle organizzazioni slovene (SSO) Walter Bandelj, sia il presidente dell’Unione Italiana (UI) Maurizio Tremul (che ha inviato un messaggio letto da Clio Diabate), hanno confermato l’esigenza di fare un passo ulteriore, sottolineando anche la copertura incompleta del territorio, e auspicando un ampliamento della programmazione e ritrasmissione dei programmi Rai e Rtv in tutta le aree in cui sono presenti le minoranze di riferimento.
Presenti anche i vertici della RTV Slovenia, che hanno confermato l’interesse allo sviluppo della collaborazione. “Abbiamo già delle basi solide – ha detto David Runco, direttore del centro regionale RTV di Capodistria – e abbiamo fatto tantissimo: devo rilevare la televisione transfrontaliera, che ci unisce da più di due decenni, abbiamo le trasmissioni televisive a Capodistria da più di mezzo secolo quelle radiofonica da 70 anni, ma viviamo su un territorio di confine, abbiamo due stati e due minoranze e penso che adesso sia il momento giusto per poter concretizzare un qualcosa in più”.
Alessandro Martegani