In democrazia, si sa, vincono i numeri di chi va a votare, ma il primo dato evidente del voto per le amministrative di domenica è proprio quello numerico. A perdere sono stati soprattutto i partiti tradizionali. Per restare in ambito locale, nel litorale sono state bocciate le leadership eccentriche, sopra le righe. A Pirano il sindaco uscente non è passato neanche al secondo turno. A Capodistria, lo sfidante Boris Popovič non ce l’ ha fatta, malgrado la sua lista risulti la più votata. Si è riconfermato Aleš Bržan, che ha vinto già al primo turno. Bocciati i partiti storici, quelli che in un modo o in un altro si ricollegano agli ex comunisti.
La bassa affluenza non ha risparmiato neanche il voto che riguarda la comunità nazionale italiana, malgrado la tanta voglia di fare politica da parte dei connazionali, anche in seno ai partiti politici. L’ esito del voto per i seggi specifici e le can comunali delinea una strada all’ insegna della continuità all’ interno della politica minoritaria. L’ aggressività e i rancori, inutili, espressi da una debole opposizione, non hanno premiato chi vuole esprimere una nuova leadership minoritaria. Così come l’affetto dimostrato da alcuni partiti politici tradizionali per alcuni candidati connazionali non hanno ancora cancellato i rancori e la poca empatia del territorio nei confronti degli italiani. Basta fare un giro nella realtà, furi dl virtuale. Nel mio seggio elettorale ho incontrato una giornalista connazionale che cercava di intervistare qualche elettore dopo il voto. Era disperata, in difficoltà a trovare qualcuno disposto rispondere in italiano. Qui siamo in Slovenia, si è sentita dire.
Ma sì, domani è un altro giorno.
Aljoša Curavić