L’ entrata della Croazia nell’ area Schengen e in zona euro, dal 1 gennaio del 2023, è sicuramente un buon inizio dell’ anno. Un regalo per tutti, non soltanto per i transfrontalieri e gli istriani. Finalmente ci si potrà muovere liberamente in uno spazio europeo comune, e , visti i tempi, non è male come regalo.
E' una giornata storica per i turisti, per le decine di migliaia di sloveni proprietari di case in Istria. Ma è, o dovrebbe essere soprattutto una giornata storica per gli italiani rimasti in Istria e per quelli che hanno dovuto abbandonare queste terre.
Detto questo, ciò non significa che non ci saranno più muri di altro tipo. Le sbarre, calate 31 anni fa, si alzeranno, ma le divisioni resteranno. Quelle trincee e quel filo spinato che tutti, qui in Slovenia , fanno finta di non volere ma che di fatto, sotto sotto, vogliono vedere ancora, per una sorta di complesso di superiorità , ereditato dalla ex Jugoslavia, cui difficilmente riescono a liberarsi, o per becero spirito localistico o nazionalistico.
Anche i segni tangibili del confine non spariranno, non dappertutto. Resteranno, fra gli altri, quelli di Sicciole e quelli del Dragogna. Basteranno un virus o una manciata di migranti per mettere di nuovo giù le sbarre. Lo aveva annunciato già un po’ di tempo fa il ministro degli esteri sloveno, Tanja Fajon.
Ma ciò che resterà saranno soprattutto le code di vacanzieri e transfrontalieri, il traffico infernale che intasa d’estate e i fine settimana le vecchie strade del Litorale sloveno, a causa dei vergognosi ritardi nella costruzione di una rete viaria adeguata e moderna che si colleghi all’ ipsilon dell’Istria croata.
Spero di non avervi rovinato la festa. Buon anno a tutti.
Aljoša Curavić
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