Austria, Germania, Francia, Svezia, Danimarca e Norvegia, inclusa nel regime Schengen, pur non facendo parte dell'Ue, da quattro anni hanno reintrodotto i controlli ad alcuni confini, sulla base di deroghe legali. Questi hanno recentemente comunicato alla Commissione europea la proroga del provvedimento di sospensione del libero attraversamento delle frontiere interne. I controlli ai confini interni possono essere ripristinati in via eccezionale all'interno del regime Schengen per un periodo limitato di tempo, laddove vi sia una grave minaccia per l'ordine pubblico e la sicurezza interna ovvero nel caso vengano riscontrate gravi e persistenti carenze nel monitoraggio e nei controlli frontalieri. Paesi di primo arrivo per i migranti, quali Italia e Grecia, hanno più volte accusato questi Stati di aver illuso completamente gli obblighi dell'Area Schengen. L'Austria ha motivato l'estensione dei controlli citando l'attuale situazione della sicurezza in Europa e continui significativi movimenti secondari, ovvero il persistere di flussi migratori. Il ripristino del monitoraggio riguarda i confini terrestri con l'Ungheria e la Slovenia. Quest'ultima ha definito immotivata l'estensione dei controlli: durante una visita nel Tirolo austriaco, il Ministro degli Esteri Miro Cerar ha assicurato che Lubiana è perfettamente in grado di sorvegliare e difendere i confini esterni dell'Ue. Vienna però continua ad insistere, sottolineando che il numero di migranti illegali è ancora troppo alto.
Maja Novak