La Commissione europea ha proposto di preparare un piano per rafforzare la resilienza energetica e smarcarsi dalla dipendenza dal petrolio e dal gas russi. Il sistema pensato prevederebbe due nuovi pilastri per l'Unione europea. Il primo è la diversificazione delle forniture di gas, aumentando le importazioni di gas naturale liquefatto attraverso gasdotti ma da fornitori diversi dai russi. Inoltre, si prevede anche l'aumento della produzione e delle importazioni di biometano ed idrogeno rinnovabile. Il secondo pilastro prevede una più rapida riduzione del consumo di combustibili fossili in abitazioni, edifici ed industrie.
Questo si potrebbe raggiungere attraverso una maggiore efficienza energetica, un maggiore utilizzo di risorse rinnovabili ed il potenziamento dell'elettrificazione. Già alla presentazione delle prime fasi del progetto in marzo, la Commissione aveva proposto la riduzione delle importazioni di gas russo di due terzi entro la fine di quest'anno e di arrivare alle fine della dipendenza dell'Europa dal gas, petrolio e carbone russi entro il 2030 al massimo. Intanto ricordiamo che finora l'embargo sul petrolio russo è stato osteggiato dall'Ungheria, che dipende totalmente da Mosca in questo senso.
Nel frattempo, dopo giorni di consultazioni e di tensioni con Bruxelles, l'Eni ha annunciato l'avvio della procedura per pagare il gas russo anche in rubli. Piano che anche altre aziende europee stanno cercando di adottare. Tra il colosso italiano e la Ue era nato uno scontro, visto che la Commissione sostiene che pagare in rubli e aprire un conto in moneta russa è una violazione delle sanzioni. Ma dall'altro lato ci sono tante società in tutto il continente che affermano di agire nel rispetto del regolamento comunitario visto che, pur aprendo il secondo conto in rubli, pagheranno il gas di Mosca comunque in euro. Eni ha precisato che "la decisione è stata condivisa con le istituzioni italiane".
Davide Fifaco