Si avvicina il Giorno del ricordo, e come ogni 10 febbraio a Trieste gli animi di parte della cittadinanza cominciano a surriscaldarsi, contrapponendosi sull’interpretazione da darsi agli eventi del confine orientale durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Sui social inizia a circolare, tra i cosiddetti “circoli antifascisti” locali, un volantino che invita a partecipare ad un presidio che si dovrebbe tenere proprio nella serata del 10 febbraio in piazza della Borsa con un volantinaggio per fare conoscere alla cittadinanza i nomi di quelli che gli organizzatori definiscono “nazisti e fascisti” che sarebbero stati riabilitati come martiri delle foibe.
Piazza della Borsa sarebbe stata scelta perché lì, secondo gli organizzatori, sarebbe nata la legge sul giorno del Ricordo, visto che nelle vicinanze vive uno dei padri di questa giornata commemorativa, e perché in quel luogo si trova la contestata statua di D’Annunzio, campione secondo loro di antislavismo come dimostrerebbe il suo anno fiumano.
Nella stessa giornata dovrebbe esserci un secondo evento nei pressi del Narodni Dom, organizzato da altre realtà cittadine, che intendono denunciare il fatto che le foibe e tutti i terribili eventi di quel periodo non furono altro che il risultato delle politiche antislave del fascismo, che affonderebbero le loro radici nell’assalto nazionalista del 13 luglio 1920 proprio di quello stabile, simbolo cittadino del riscatto degli sloveni.
Barbara Costamagna