Una sala gremita, i circa 100 posti a sedere tutti occupati che hanno costretto almeno un altro centinaio di persone ad assistere in piedi all'assemblea del Partito Democratico di Trieste tenutasi nella sala Giubileo dell'Hotel Filoxenia.
Un incontro pubblico che è proseguito esattamente da dove si era concluso quello della scorsa settimana ma che all'interno del dibattito ha portato, ovvimente, le novità che si sono succedute in questi giorni, dopo le dimissioni del premier italiano Giuseppe Conte. Una situazione che desta preoccupazione nel maggior partito di centrosinistra, soprattutto per il rischio che al potere salga Matteo Salvini e la destra populista, eventualità supportata dagli ultimi sondaggi politici che hanno suggerito al leader leghista di aprire la crisi di governo proprio per la prospettiva di andare a nuove elezioni.
Al dibattito hanno preso parte semplici cittadini ma anche personaggi ben conosciuti della politica triestina, come Giorgio Rossetti, storico esponente del Partito Comunista ed ex parlamentare europeo, l'ex sindaco del capoluogo giuliano, Roberto Cosolini e l'ex Senatore Francesco Russo, per citarne tre che spesso nel passato (anche recente) hanno avuto visioni piuttosto divergenti.
Pur con sensibilità e priorità diverse, la maggior parte degli interventi concordava su due elementi: la necessità di rimanere uniti e di supportare la linea tracciata dal segretario nazionale, Nicola Zingaretti (la frecciata in questo caso va ai protagonismi di Matteo Renzi) ed il tentativo di trovare un accordo di governo con il Movimento 5 Stelle, senza però rinunciare a quelli che sono i capisaldi del programma stilato dal Pd. In mancanza di un programma condiviso si andrà alle elezioni anticipate, anche se la rincorsa alla Lega sembra decisamente difficoltosa.
La base chiede inoltre maggiore chiarezza alla dirigenza, soprattutto su tematiche quali l'immigrazione e l'economia, le due sfide sicuramente più dure che il paese dovrà affrontare nei prossimi mesi e sulle quali si concentra da sempre la dialettica di Salvini, che sembra avere in pugno l'elettorato italiano.
Davide Fifaco