Il corteo con partenza da Piazza Libertà, è iniziato con slogan in italiano ma anche in inglese, vista la forte presenza multietnica. Dopo i primi momenti che sembravano confusionali, visti i cori con riferimento alla religione, è stata messa in chiaro una cosa: si trattava di una manifestazione democratica, antifascista e laica, durante la quale tutti avevano il diritto di parlare in maniera inclusiva, con un unico volere, la pace e convivenza tra i popoli.
“Essere qui significa supportare la Palestina, stare dalla parte della giustizia e della libertà” hanno intonato i membri dell’Associazione Salaam, “non protestiamo contro la religione, siamo qui per opporci a 75 anni di occupazione, ci opponiamo alla segregazione razziale del popolo palestinese”. Ancora prima di partire si è accesa una protesta anche contro le istituzioni locali, in quanto alla richiesta del corteo, sono state vietate le piazze centrali della città. “Non siamo potuti arrivare in Piazza Unità per una decisione del tutto istituzionale” hanno spiegato gli organizzatori, facendo riferimento anche all’accaduto del giorno precedente, durante il quale i ragazzi universitari dell’associazione Link, non hanno avuto la possibilità di manifestare con uno striscione che richiamava al “silenzio come complice del genocidio”, in quanto l’ateneo non gliel’ha permesso.
Quasi mille persone sono scese nelle strade di Trieste a manifestare, anche richiedenti asilo che sono rimasti in prima fila per l’intero corteo. È stata una manifestazione pacifica e democratica, com’era stato inizialmente annunciato, che ha visto centinaia di cittadini di tutto il Friuli-Venezia Giulia unirsi per sostenere i “diritti umani e la Palestina libera” ed opporsi alla “pulizia etnica e all’espulsione forzata”. “Free Gaza, Free Palestine” uno dei cori più sentiti durante tutto il percorso, fino al punto finale della manifestazione, in Piazza Ponterosso, dove oltre alla dedica di una canzone alle vittime palestinesi, è stato chiesto di fare un minuto di silenzio.
B.Ž.