Il voto contrario al terzo mandato per i governatori in Commissione affari costituzionali ha messo in evidenza la spaccatura interna al centro destra su un tema caro alla Lega ma non a Fratelli d’Italia e a Forza Italia, e non ha mancato di provocare reazioni in Friuli Venezia Giulia, dove governa la Giunta guidata da Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle regioni e fra i maggiori sostenitori della necessità di non limitare il numero di mandati per i presidenti.
Proprio a causa della delicatezza del tema, diventato ormai anche terreno di scontro elettorale visto che si avvicina la campagna delle europee, dove ognuno correrà per sé, Fedriga aveva invitato a rinviare tutto al dopo il voto, ma il suo partito, la Lega, ha deciso di tirare dritto, andando incontro alla bocciatura, circostanza immediatamente sottolineata dal centro sinistra in Consiglio regionale.
“La bocciatura rende evidente lo scontro in atto nella maggioranza", ha detto il capogruppo del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg, Massimo Moretuzzo, definendo “avvilente” il fatto che “un tema che riguarda le regole del voto democratico e che quindi dovrebbe prescindere dagli interessi puntuali di questa o quella parte, venga usato in modo strumentale dai partiti di Centrodestra”. “La maggioranza che governa il Friuli Venezia Giulia sulle regole elettorali ha potestà primaria e quindi può decidere autonomamente - ha aggiunto – ma ha deciso di rimanere appesa al teatrino romano di queste ultime settimane”. “L'obiettivo di chi guida la Regione non è migliorare sistema elettorale in vigore – ha concluso - ma cercare di assicurarsi il potere in un modo o nell'altro”.
Sulla stressa linea anche il capogruppo del Pd, Diego Moretti, che ricorda come la vicenda abbia creato, “in maniera più che evidente, una sostanziale spaccatura nella maggioranza di governo ed è immaginabile come questa situazione si rifletta inevitabilmente anche sul piano regionale. Ne prendiamo atto – ha aggiunto -, ribadendo che non vi è necessità di intervenire sulla legge elettorale regionale”.
Il voto al Senato però ha provocato uno scossone anche a livello nazionale, e non solo nel centro destra. Nella maggioranza è intervenuta la stessa premier Giorgia Meloni, ricordando che “il terzo mandato non era inserito nel programma e non è un’iniziativa del governo: era un’iniziativa parlamentare, - ha aggiunto - ci sono state opinioni diverse in massima serenità” e “non è una materia che crea problemi al governo o alla maggioranza”.
La Lega però tira dritto, considerando quella del terzo mandato una battaglia identitaria, un po’ come l’autonomia per le regioni. “La posizione della Lega in questo senso è chiara – ha detto Matteo Salvini -: trovare un buon sindaco e un buon governatore di questi tempi non è facilissimo, e se i cittadini lo vogliono rieleggere, hanno il diritto di farlo”.
Qualche problema però il terzo mandato lo crea anche nell’opposizione: il Pd, che ha tre governatori con largo consenso al secondo mandato in Puglia, Emilia Romagna e Campania, ha infatti votato contro l’emendamento della Lega , ma più per l’esigenza di non rompere il fronte con i 5 Stelle in vista delle elezioni in Sardegna e delle europee, piuttosto che per una reale convinzione, lasciando aperta la porta sul provvedimento quando arriverà in Parlamento.
Alessandro Martegani