Una città assopita, che cerca di proseguire a vivere nonostante il blocco di tutte le attività culturali e sportive, fra voglia di normalità e qualche timore.
I triestini sembrano rispettare l’avvio delle misure di contenimento del Coronavirus, nonostante l’assenza di casi conclamati, ma non rinunciano alle passeggiate o a sbrigare le faccende quotidiane, anche se l’impatto del blocco delle attività culturali e sportive ha reso il centro meno popolato: anche in ora di punta si notano parcheggi vuoti, complice anche il fatto che tutte le manifestazioni del carnevale sono state sospese, e nonostante la chiusura delle scuole, sono ben pochi i segnali del martedì grasso.
Musei, istituzioni culturali, teatri, cinema e luoghi di aggregazione sono chiusi, ovunque ci sono cartelli che si scusano con i frequentatori. Non rimane molto da fare, nemmeno per i turisti, e all’ufficio d’informazione turistica di piazza Unità si sono ingegnati, consigliando dei percorsi in città. Le visite comunque non mancano, dicono gli addetti, e sia gli stranieri, sia gli italiani, rimangono stupiti quando vengono sapere del blocco delle attività per l’intera settimana.
In città però affiorano i timori: nei supermercati i generi di prima necessità ci sono, solo in qualche caso ci sono stati degli scaffali vuoti, rapidamente ripristinati, fatta eccezione però per i prodotti sanitari. Disinfettanti e prodotti simili sono quasi inarrivabili, per non parlare dei disinfettanti per le mani e per le ormai tanto cercate quanto imprendibili mascherine.
Anche per le farmacie sono materiale prezioso: in centro c’è un’unica farmacia che ancora le ha a disposizione, ma non sono in molti a potersele permettere. Una confezione da 50 mascherine monouso attualmente viene venduta a 120 euro (non è un refuso, almeno 4 volte il prezzo normale), e ciò che stupisce di più è che ci sono anche dei triestini disposti a spendere questa cifra, nonostante il Friuli Venezia Giulia non sia una zona attualmente a rischio. La colpa non va però ricercata, dicono i titolari delle farmacie, fra i farmacisti, ma a monte, fra i grossisti, che avrebbero fatto incetta per poi rivendere a carissimo prezzo: la dura legge del commercio non guarda in faccia a nessuno, nemmeno in un periodo di emergenza sanitaria.
Introvabili anche i disinfettanti per le mani: nei negozi non ci sono e i tempi di consegna sono di almeno due settimane, anche in questo casi a prezzi maggiorati. Non si può parlare di panico, ma le pulsioni poco razionali sembrano essere presenti anche a Trieste
Un problema a che invece non sembrano avere i responsabili degli impianti sportivi che nel capoluogo giuliano hanno interpretato in maniera restrittiva le ordinanze regionali, aprendo le strutture per consentire gli allenamenti: la prima è stata la piscina Bruno Bianchi, che ha comunicato subito di voler proseguire le attività, limitandosi a rinviare le gare. A 24 ore di distanza ha fatto seguito anche il comunicato con cui il Comune ha confermato che “corsi e allenamenti potranno svolgersi regolarmente”, una decisione che ha anche provocato la reazione delle associazioni sportive in Friuli, che hanno chiesto parità di trattamento. A riguardo nel pomeriggio è stata diffusa un nota del Comitato Regionale della Lega nazionale dilettanti di calcio in cui si precisa che nel blocco "rientrano le gare ufficiali di tutte le categorie dilettantistiche e giovanili, le attività delle rappresentative regionali, le gare amichevole, i tornei e le sedute di allenamento". "Dette restrizioni - aggiuge la nota - resteranno, pertanto, in vigore, indipendentemente dai comunicati di alcune Amministrazioni comunali, sino a quando l’Organo competente e deliberante non annullerà o modificherà la suddetta ordinanza".
E in tutto questo non manca anche chi interpreta l’emergenza a modo suo, come il consigliere comunale triestino Fabio Tuiach, cattolico radicale e non nuovo a uscite discusse e discutibili, che in un post ha affermato che “Il coronavirus è stato voluto da Dio per colpire i comunisti”.
Alessandro Martegani