È partita in salita la seduta del Consiglio Comunale di Trieste: un blocco del sistema informatico e di voto dell’aula ha rallentato l’avvio dei lavori dell’aula. Alla prima votazione il sistema, rinnovato da poco, è andato in tilt, e il presidente Panteca, dopo aver fatto ripetere il voto piò volte, è stato costretto a far votare per appello nominale prima che il sistema venisse ripristinato.
Fra i provvedimenti approvati si è discusso a lungo sulla delibera di modifica di alcune aliquote dell’Ilia, (l’imposta sugli immobili che ha preso il posto dell’Imu): in particolare quella sulla seconda casa e successive passa dell’1,7 allo 0,6 per cento, in applicazione di una norma regionale che prevede anche che un eventuale gettito negativo venga rimborsato dalla Regione, non facendo perdere risorse ai comuni.
L’opposizione, pur non essendo pregiudizialmente contraria a un taglio, ha ricordato come il provvedimento non affronti il tema delle politiche abitative in città, dove è difficile trovare una casa in affitto. “Sarebbe necessario - ha detto Giovanni Barbo del Pd - diminuire le imposte sugli immobili affittati a canone concordato, per incentivare i proprietari ad affittare”. Alessandra Richetti, dei 5 Stelle, ha ricordato come a Trieste ci sia “una crisi abitativa ormai evidente: solo 3 case su 10 sono destinate alla residenza stabile, mentre il resto viene riservato ad affitti brevi o rimane sfitto, un fenomeno che non solo sottrae abitazioni ai cittadini, ma contribuisce all’aumento dei costi abitativi” ha concluso, proponendo, fra l’altro, un intervento sulle imposte sulla casa per scoraggiare gli affitti brevi. Stefano Ukmar del Pd ha anche sottolineato “come si abbassino le tasse sulle seconde case, usando i fondi regionali che provengono dalle tasse di tutti, anche di quelli che hanno una casa sola o che non ce l’hanno affatto”. Anche Riccardo Laterza, di Adesso Trieste, ha sottolineato l’assenza di una politica abitativa, e in particolare di un’esenzione per le case Ater (l’ente che si occupa di edilizia popolare), visto che l’Ilia sottrae risorse che potrebbero essere utilizzate per ristrutturare le abitazioni attualmente sfitte perché non a norma.
Dai banchi della maggioranza invece è giunta una difesa del provvedimento: in molti hanno sottolineato come “avere una seconda casa non significhi essere benestanti”. Alberto Polacco, di Forza Italia, ha ricordato che il dato politico “è che non si aumentano le tasse”, e di essere in ogni caso sempre stato contrario a imposte che colpiscono i patrimoni, mentre Stefano Bernobich della Lega ha ribadito come la delibera (alla fine approvata senza voti contrari, con l’astensione o non partecipazione del centro sinistra), applichi una legge regionale che, fra l’altro, “prevede l’esenzione dall’Ilia per i proprietari che abbiano denunciato che l’immobile di proprietà è stato occupato abusivamente”.
Il confronto è poi proseguito sugli ordini del giorno, e in parfcolare su quello presentato da Alessandra Richetti, che proponeva l’esenzione dall’Ilia per i detenuti che, se stanno scontando una pena in carcere, devono pagare visto che l’abitazione risulta come seconda casa. “Fatemi capire – ha detto XXX Cinquepalmi di Fratelli d’Italia –: uno viene condannato, va in prigione e non gli facciamo pagare le tasse, che invece vengono regolarmente fatte pagare a chi non delinque fa una vita onesta?”. “Evidentemente – ha replicato Richetti - abbiamo una diversa concezione di cosa debba essere la detenzione e sul fine rieducativo del carcere: questa richiesta, fra l’altro, veniva dallo stesso direttore del carcere, che ha esposto in più occasioni l'ingiustizia del fatto che i detenuti possessori di prima casa debbano pagare l'Ilia”.
L’ordine del giorno è stato respinto dalla maggioranza, che ha invece votato gli ordini del giorno presentati da Pd e Punto Franco, con il sostegno degli altri gruppi di opposizione, che impegna la Giunta a verificare la possibilità di esentare dal pagamento dell'Ilia gli immobili concessi ad enti non commerciali per le loro attività statutarie e di abbassare l'aliquota degli immobili locati a canone concordato, in modo da incentivare ad affittare.
In apertura di seduta, il sindaco Roberto Dipiazza aveva invece riportato l’aula sull’attualità, ricordando che proprio oggi sono stata aperte le buste per le offerte di acquisto di Palazzo Carciotti, immobile storico sulle rive di proprietà del Comune, inutilizzato ormai da anni. L’asta è stata vinta dalle Assicurazioni Generali, con un’offerta da 13 milioni e 200 mila euro (a fronte di una base d’asta di 8,8 milioni), che ha superato quella degli avversari, una cordata di finanziatori, per soli 48 mila euro. “Siamo felici - ha detto il sindaco - perché abbiamo venduto il palazzo, ma anche perché significa che le Generali, che delle voci davano in partenza per altre città, rimangono a Trieste”. Secondo le prime stime la società di assicurazioni dovrebbe investire nell’immobile quasi 60 milioni di euro per la ristrutturazione.
Alessandro Martegani