La mostra, allestita dalla Sinagoga di Maribor, è nata nel gennaio del 2020 nell'ambito del progetto Shoah-Teniamo vivo il ricordo . E' già stata ospitata da diverse istituzioni culturali nazionali, adesso approda al museo capodistriano dove vi rimmarrà per i prossimi tre mesi. E' curata dal direttore del Centro ebraico, lo storico Boris Hajdinjak, che ha spiegato il percorso espositivo, articolato su 20 pannelli, che racconta le atrocità del più grande campo di concentramento e sterminio della Germania nazista con riferimento alle vittime provenienti dal territorio dell'odierna Slovenia. Furono circa 2300 le persone deportate, per la maggior parte sloveni, ma anche 350 ebrei, 78 rom e almeno 1 testimone di Geova, circa 1300 di loro trovarono la morte ad Auschwitz.
I primi a venir internati furono nel giugno del 1942 gli stiriani, gli ultimi gli ebrei dell'Oltre Mura. Nel '44 vennero deportate anche diverse centinaia di persone dal Litorale, 500 delle quali donne, nessuno dall'Istria ha sottolineato Hajdinjak che ha ricordato anche la figura di Oleg Mandić di Abbazia, sopravvissuto alla Shoah, che fu l'ultimo bambino ad aver lasciato vivo Auschwitz, dopo la liberazione dell'Armata Rossa il 27 gennaio '45. Tra il materiale esposto anche il vestito indossato da un'internata di Ilirska Bistrica, Villa del Nevoso, nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück, donato ai curatori dalla famiglia. La mostra si presenta in lingua slovena e inglese, con alcune note a margine in lingua italiana. (ld)