ll vecchio continente o, meglio, l’Unione Europea, e il suo ruolo dopo il 2012, anno in cui le è stato assegnato il premio Nobel per la pace, è stato al centro del dibattito al quale hanno partecipato esperti provenienti da diversi ambiti delle scienze sociali e umanistiche. L’aspetto più sconvolgente di questo nuovo scenario è senza dubbio la guerra brutale che infuria a est da oltre tre anni, il cui possibile epilogo ricorda la divisione delle sfere d’influenza dei tempi della Guerra Fredda. I relatori hanno concordato che il progetto europeo è entrato in crisi anche a causa della mancanza di una riflessione su se stesso, mentre nuovi attori avanzano imperterriti nello spazio geopolitico che si estende tra gli Urali e l’Atlantico.
La sociologa Lucija Dežan ha analizzato la situazione della società slovena, sottolineando come la polarizzazione politica, che ha cominciato a manifestarsi già con la crisi migratoria del 2016, si sia intensificata notevolmente a partire dal 2020, in particolare durante la pandemia di Covid-19. Ma quali sono le cause di questa situazione? Una delle principali risiede nelle strategie delle élite politiche, che invece di lavorare per il bene comune, si concentrano spesso sul conflitto con l’avversario politico. "Invece di cercare soluzioni condivise, si alimenta il confronto: il 'nemico interno' diventa il fulcro del dibattito e dell’agenda politica", ha spiegato.
"La partecipazione è un valore fondamentale su cui deve fondarsi la nostra società. Dobbiamo rimanere fedeli al nostro concetto di convivenza, basato sul rispetto dei diritti umani, sulla libertà di espressione e sull’iniziativa economica", ha affermato Jože Ruparčič, Vice tutore dei diritti umani. "Questi principi non hanno perso il loro splendore, al contrario, rappresentano ancora oggi una luce che guida il nostro cammino. Se permettiamo che prevalgano gli argomenti della forza, ci sposteremo su un terreno che non ci appartiene, un terreno dominato dalla paura, e non dalla libertà", ha aggiunto Ruparčič.
Alcuni sostengono che stiamo assistendo a una nuova guerra fredda, ma non è affatto così. Perché ci sia una guerra fredda, servono due attori, e in Europa questo non esiste. L’Unione Europea non è in guerra con la Cina, così come non c'è stata una vera e propria contrapposizione con la Russia, ha dichiarato il professore della Facoltà di Scienze Sociali, Boštjan Udovič. "L'UE non ha sfruttato l’opportunità di integrare veramente la Russia nel sistema europeo; invece, ci siamo accontentati di un semplice partenariato pro forma. Questo è stato un errore strategico enorme. Volevamo essere partner, ma non avevamo l’ambizione di andare oltre", ha concluso Udovič.
Dionizij Botter
