Al centro di accoglienza di Punta grossa è arrivato ieri il primo gruppo di sfollati, principalmente madri con i loro bambini, ai quali sono stati dati i primi aiuti di ermegenza. Si tratta del secondo centro, dopo quello di Logatec oramai al limite della sua capacità ricettive, istituito dal Ministero degli interni per dare accoglienza ai profughi in fuga dalle zone di guerra. A Punta grossa ha detto la direttrice dell'ufficio governativo per la cura e l'integrazione dei migranti, Katarina Štrukelj, potranno venir accolte al massimo 80-90 persone, e come nel caso di Logatec, solo sfollati dall' Ucraina, per la maggior parte mamme con i loro bambini. Le spese per il mantenimento del centro saranno divise tra stato e comune. I minori appena possibile verranno accolti anche a scuola, verranno messi in contatto con le strutture sanitarie. Complessivamente in Slovenia, secondo i dati forniti dalla Štrukelj, ci sono circa 3000 profughi ucraini, molti hanno trovato sistemazione presso privati, amici e parenti. Nei piani del Ministero degli interni, ancora Katarina Štrukelj, l'apertura prossimamente dei centri di Jelšane, Celje e Velenje.
Il comune di Ancarano assieme a Croce Rossa, Caritas e Filantropia slovena continua nella raccolta di aiuti per l'Ucraina. In settimana grazie all' impegno di tutti i quattro comuni costieri e dei comitati locali della Croce Rossa è stato inviato il primo convoglio di aiuti con 8 tonnellate di materiale.
Il comune di Isola ha intanto istituito un coordinamento tra tutti i soggetti preposti all'organizzazione delle attività di accoglienza, municipalità, Croce Rossa, parrocchia, unità amminstrativa, centro sociale, asili e scuola. Diventerà un coordinamento fisso nel quale verranno coinvolti anche gli uffici affari sociali degli altri comuni istrani. In una settimana il numero dei profughi ucraini arrivati a Isola è passato da 7 a 70, 37 al momento le richieste di registrazione presso l'unità amminsitrativa, lunedì la scuola elementare slovena accoglierà i primi due bambini ucraini, costretti a fuggire dalle bombe. (ld)