Questa volta è toccato al tema del local-patriottismo, dell’accettazione del diverso, di quello che da queste parti viene definito, etichettato, come “forešto”; termine di derivazione veneta che indica spesso con un tono dispregiativo uno straniero. A moderare l’incontro la slavista Vesna Mikolič la quale introducendo l’argomento ha spiegato che è stato scelto perché il tema è legato al territorio, all’identità, ai sentimenti d’appartenenza ad una comunità e varia da generazione a generazione. Questo sentimento si fa particolarmente forte in Istria. Janko Sever, ex dipendente del Ministero degli interni, particolarmente attivo a Gabrovizza e Presidente della Comunità locale di Črni Kal, ha detto che il tema trattato ha diverse connotazioni positive , ma pure negative, “la difesa dell’identità istriana non implica automaticamente l’odiare il foresto” ha detto, “i local-patrioti rispettano la propria cultura e quella del prossimo, ma spesso ci viene imposta una cultura dall’esterno che fa emergere inevitabilmente dei conflitti” ha detto, facendo pure riferimento allo stato che ha imposto la denominazione di “Obala-Litorale” in sostituzione di “Istra-Istria”. Provocatorio invece l’approccio utilizzato da Jernej Filipčič, programmatore informatico, fotografo il quale ha rimarcato come l’orgoglio nazionale porta a tutti i costi a consolidare un’identità attraverso un’idea di superiorità. “La tradizione va sviluppata e non semplicemente mantenuta” ha detto Filipčič. Jadran Čalija, Presidente della Comunità locale di Capodistria centro ha chiaramente detto che termini come foresto e “nuovi arrivati ”non vanno bene“. Capodsitria è una città multiculturale, questo è un valore che dobbiamo rispettare, agire localmente e pensare globalmente” ha ribadito . Interessanti pure gli spunti dal pubblico con l’esperienza di buona integrazione fornita di prima mano dall’Olanda, dove i bambini venivano seguiti costantemente dai docenti e mai posti ai margini; e quello fornito da una donna che dopo aver vissuto in numerosi paesi ha affermato che il massimo livello d’integrazione raggiunto in Slovenia è stato il passaggio dalla definizione da parte della comunità da straniera a quello di “nostra straniera”.
Dionizij Botter