La distruzione violenta, voluta e pianificata, di un sito archeologico non ha scusanti. Annientare il nostro patrimonio, come avvenuto a Santa Maria di Sezza, ad opera nientemeno di un consigliere comunale di Pirano, è inconcepibile. Un reperto archeologico riguarda tutti, allora dobbiamo imparare a riconoscerlo e allenare il prossimo al senso civico. Nel caso concreto i resti del sito archeologico si trovano su un terreno agricolo di proprietà privata, della signora Jelena Radić, il cui marito Savo Radić in qualità di consigliere comunale di Pirano ha pensato bene di distruggere con l'intento di riservarlo a zona coltivabile. Per nulla pentito, Radić ha dichiarato che gli archeologi più volte in passato hanno ispezionato il sito e che si trattava solo di un cumulo di pietre. Come non bastasse sullo stesso terreno, proprio in prossimità del sito archeologico distrutto, i Radić hanno edificato illegalmente un'abitazione, come riporta il quotidiano Primorske Novice. "È inammissibile che i Radić abbiano commesso un simile scempio" - ha dichiarato Etbin Tavčar dell'unità piranese dell'Istituto per la protezione del patrimonio culturale della Slovenia, al quotidiano e aggiunto - "Abbiamo agito nell'unico modo che abbiamo, vale a dire, riferito quanto avvenuto all'Ispettorato della cultura e dei media". Savo Radić consigliere indipendente, eletto nelle file del partito Slovenia per sempre, oltre che membro del comitato comunale per la gestione dei terreni edificabili, non si rammarica del suo operato. Alle Primorske Novice ha dichiarato - "Sono il proprietario di questi terreni, ovvero, sono della mia consorte da 22 anni. Da molto tempo esorto gli archeologi a provvedere all'area in questione, ora l'abbiamo fatto noi" - ha sentenziato.
La distruzione deliberata dell'area archeologica della chiesetta medioevale di Santa Maria di Sezza non è semplicemente un atto vandalico: è stata pianificata, e distrutta consapevolmente, il che potrebbe creare un precedente grave, che potrebbe avere drammatiche conseguenze e ricadute. Confidiamo pertanto che la magistratura apra un'inchiesta e sanzioni l'autore che ha distrutto un bene culturale, patrimonio di tutti.
Corrado Cimador