"Ci interessava sapere perché uno come lei che progetta abitazioni nuove, non ha scelto anche per sé questa possibilità". Esordisce così, durante la puntata di sabato scorso, il redattore della trasmissione Ambienti - in onda sul secondo canale della Tv nazionale - incontrando l'architetto Jurij Kobe, che ha aperto alle telecamere il suo 'buen ritiro' di San Colombano, zona bilingue, a ridosso del confine con l'Italia. "Non volevo contribuire alla cementificazione del territorio, che ha prodotto in Slovenia tanti guasti", risponde Kobe, professionista di fama e per molti anni professore alla Facoltà di Architettura di Lubiana. Invitato poi a raccontare qualcosa della storia della casa da lui acquistata e completamente rifatta, Kobe spiega trattarsi di un fabbricato degli scorsi anni Venti, "una tipica espressione - dice - dell'architettura dell'occupazione". E aggiunge: "Con il trattato di Rapallo qui sono diventati padroni gli italiani, a cui questo colle pareva evidentemente troppo slavo. Da queste parti ci sono altre case dalla foggia simile a questa, con una base perimetrale di 5 metri x 12".
Ebbene, quell'espressione, "architettura dell'occupazione", usata a proposito di un'area dove gli italiani non sono certo arrivati dopo la prima guerra mondiale, non è passata inosservata, suscitando indignazione fra i connazionali del luogo e fra quanti hanno a cuore la verità storica. Maria Pia Casagrande, presidente della Comunità degli italiani di Crevatini, è lapidaria: "Gente ferma al 1948. Non riescono a capire che bisogna fare un passo più in là". Mentre Alberto Scheriani, che abita anche lui in paese ed è presidente della Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana, annuncia una lettera di protesta della Can a Tv Slovenia, bollando l'informazione 'passata' ai telespettatori come "una gravissima fake news".
Per inciso, nel sito atelierarhitekti.si, che fa capo allo studio dell'architetto Kobe, la casa è invece definita "di tipo coloniale italiano". San Colombano come Rodi, insomma.