La società Okolje di Pirano e i suoi conti sono nuovamente al centro della tempesta, tanto che il consiglio di sorveglianza del Comune di Pirano ha chiesto l’intervento della Corte dei Conti. Nonostante ciò il sindaco Đenio Zadković ha deciso di includere la sua ricapitalizzazione tra i temi di dibattito della prossima sessione del consiglio comunale, causando la reazione di alcuni attori locali.
Dimissioni sono immediatamente arrivate dal presidente dell’organo comunale e da altri membri del consiglio di sorveglianza che temono che in questo modo la loro richiesta di chiarimenti venga raggirata in sede di dibattito. Il presidente uscente e sei membri dell'organo municipale hanno denunciato in una missiva il tentativo fatto dal Comune già nel mese di giugno (quando è stata presentata la richiesta di controlli alla Corte dei Conti) di evitare i controlli che loro dicono di aver richiesto per fugare i dubbi esistenti sull’utilizzo dei fondi pubblici a disposizione dell’azienda. Una posizione la loro che non implica in alcun modo alcun pregiudizionei confronti della ricapitalizzazione dell’azienda, chiariscono a margine i contestatori.
Fanno inoltre notare che la copertura prevista è pari a 1.307.902,21 euro, ma che al 30 aprile 2021 il debito del Comune di Pirano con l’azienda ammontava a poco meno di 1.579.504,72 euro; mentre quello verso altri fornitori era pari a 1.146.297,79 euro. Il debito totale quindi ammonterebbe a 2.725.802,51 euro e perciò anche se il Comune decidesse di destinare la cifra prevista il buco finanziario si ridurrebbe solo del 48 percento e quindi la società continuerebbe a navigare in cattive acque.
Il sindaco Zadković ha risposto che il consiglio comunale è l'unico autorizzato a decidere se la ricapitalizzazione sia una misura adeguata o meno e ha rivendicato la sua scelta, aggiungendo che i fondi per la ricapitalizzazione rientra nel bilancio di quest'anno; mentre non è realistico aspettarsi che la Corte dei conti risponda immediatamente e perciò non esistono altre vie possibili da seguire per evitare il default.
Barbara Costamagna