Preoccupata per la situazione in generale, che non lascia indifferente nessuno, la popolazione di frontiera è disorientata e spaesata soprattutto per la moltitudine di decreti, misure, provvedimenti che arrivano dall’una, altra e terza parte e che stanno realmente mettendo in crisi quanti hanno saputo in un non così lontano passato, e nonostante le oggettive difficoltà storiche, abbattere i confini. “Ormai passo le giornate ascoltando le notizie per comprendere se domani ce la farò a raggiungere la mia mamma che vive a neanche 3 chilometri di distanza, subito là oltre, dopo il Dragogna”, ci racconta Lorena che con la mano indica la collina che sta di fronte.
Un malessere opprimente, angosciante che è condiviso pure dalle altre - a dire il vero poche - persone presenti nel cimitero di Castelvenere, raccolto attorno al campanile e alla chiesetta di San Sabba. “Basta guardarci attorno: negli anni scorsi questo diventava il luogo del ricordo dei nostri cari, e diventava occasione per rivederci tra parenti, conoscenti, ex vicini di casa o ex compagni di scuola allontanati per vari motivi ma ancora sempre vicini”, sostiene Livio aggiungendo: “Ecco, è già possibile distinguere tra i defunti che hanno parenti in Croazia da quelli che invece li hanno in Slovenia; le tombe dei primi sono ricoperte di fiori le altre un po’ meno”.
“Ho una sorella che vive a Capodistria e un fratello che invece risiede a Isola e ieri sono passata da entrambi a prendere questi crisantemi che vede e che sono destinati al nostro papà Luigi e ai nonni Giuseppe e Giovanna”, racconta Maura aggiungendo: “Ognuno di noi ha la proprio vita, la propria famiglia, il lavoro o al di qua o al di là del confine, siamo consapevoli della situazione dovuta al coronavirus ma, mi creda, è difficile non poter accendere un lumino votivo nel luogo in cui riposano i nostri cari”. Constatazione condivisa dalla signora Ariella che sostiene: “E ancora ci possiamo reputare fortunati fino a quando non bloccano nuovamente tutto un’altra volta; lei ieri -pur arrivando dall’Istria croata- è potuta andare da Isola a Capodistria mentre gli stessi residenti del Litorale non lo possono fare perché ormai hanno il divieto di circolazione da comune a comune”.
La Regione istriana segnala oggi 50 nuovi contagi che portano a 281 i casi positivi nella parte croata della penisola. “Solo fino a due settimane fa ci pareva di vivere in un’area virtuosa, dopo un’estate passata con poche infezioni nonostante l’alto numero di turisti ma ora anche a noi è arrivato il conto da pagare” ci dice Sandro nel parcheggio sottostante al colle che racchiude l’abitato antico di Castelvenere che per la sua posizione offre un panorama eccezionale sulla Valle del Dragogna e anche sulle sottostanti strutture frontaliere che, come racconterebbero i bollettini sul traffico e viabilità, oggi non segnalano tempi di attesa. “Oramai vi transita solo chi va a lavorare in Slovenia e Italia o gli sloveni che vivono qua in zona o quelli che hanno seconde case nell’Istria croata”, aggiunge Sandro osservando con interesse un’automobile con targa lubianese e che scopriamo essere guidata dal suo amico Mirko di Vrhnika che, in transito verso Torre per organizzare la raccolta delle olive nel giardino della sua dimora estiva, si è fermato a salutare il compagno di studi.
“Ma lei ricorda che ai tempi della Jugoslavia il primo e il due di novembre aprivano a tutti i confini con l’Italia proprio per permettere di visitare e commemorare i propri defunti?”, mi chiede quasi sussurrando un’anziana signora. “Lo dovrebbero fare anche adesso perché, virus o non virus, le tombe stanno all’aperto e con le dovute precauzioni i contagi sono improbabili”. E con un ironico sorriso aggiunge: “Io rispetto le ordinanze ma ci dovrebbero essere delle regole che accontentino tutti, non solo quelli che hanno barche e ville ma anche quelli che vogliono portare un fiore o una candela sulla tomba di famiglia”.
Lionella Pausin Acquavita