Nel piano del governo- come affermato da un team di esperti- ci sarebbe dunque pure una riscrittura dell’assetto territoriale del paese che andrebbe suddiviso i 5 o 7 grandi regioni e al massimo in 123 municipalità. Modifiche che andrebbe a toccare logicamente pure la parte croata dell’Istria che dal 1993 è Regione a se stante suddivisa in dieci città e 31 comuni. Alzata di scudi immediata da parte della Dieta democratica istriana che governa la penisola e dei sindaci che difendono la bandiera delle tre caprette. Più che a dichiararsi contrari a una possibile ricomposizione interna si dichiarano contrari ad un eventuale accorpamento della regione con l’area quarnerino-fiumana.

“Inammissibile” il commento di Rino Dunis esponente di spicco della DDI, per lunghi anni sindaco di Grisignana ed ora presidente del Consiglio cittadino di Buie. “L’Istria meriterebbe uno status speciale e l’autonomia, altro che fusione con altre aree! Siamo gli unici ad aver dimostrato in questa trentina di anni – nonostante la centralizzazione che ferma a Zagabria il 90 per cento delle nostre entrate e risorse- qual’è la strada dello sviluppo e del buon autogoverno. Non vanno dimenticate inoltre le specificità che ci arrivano dalla nostra storia, dal nostro humus socioculturale” ci dice Dunis che invece sembra più tollerante su una ricomposizione tra città e comuni sebbene quelli istriani sono – come dice- tutti autosufficienti.

“Io sono stato per diversi mandati sindaco di Grisignana, ridiventata comune autonomo dopo aver fatto per anni parte dell’ex grande comune del Buiese. L’indipendenza amministrativa ha giovato alla piccola località, provata dall’esodo del secondo dopoguerra, abbandonata a se stessa, quasi dimenticata da tutti. Ci siamo rimboccati le maniche per ridarle vitalità e soprattutto -nonostante i tanti e ancora irrisolti problemi oggettivi- renderla riconoscibile sul piano culturale internazionale” racconta Rino Dunis che comunque non ha una cattiva opinione dell’ex Comune Buiese che abbracciava un’area ampia ed eterogenea. “Si è cercato di svolgere correttamente un ruolo non facile in una zona estesa e con interessi, particolarità e necessità diverse” ricorda l’esponente dietino non negando che "le priorità volte alla crescita delle aree turistiche hanno bloccato per decenni e danneggiato lo sviluppo dell’ entroterra e delle aree rurali”.

Aree che in questi ultimi trent’anni, nel bene o nel male, sono riuscite a riscattarsi. Seppur lontane dal boom edilizio e dalle catene alberghiere del grande turismo di Umago ed ultimamente anche di Cittanova per esempio Grisignana è riconoscibile quale cittadini degli artisti, Portole lo è diventata grazie ai tartufi, Verteneglio e Buie sono ormai rinomate destinazioni vitivinicole e olivicole-olearie. “Interrompere questo processo sarebbe deleterio per il territorio, per l’Istria e per la Croazia in genere” afferma ancora Rino Dunis che auspica ponderatezza nella presa di qualsiasi futura decisione per non fare ricadere in ginocchio chi è riuscito a rimettersi in piedi. “Valutare da caso a caso, da situazione a situazione” sottolinea ancora l’esponente dietino che a priori non e’ contrario alla creazione di strutture comunali più ampie ma con parametri e criteri ben precisi. “L’area dell’ex zona B dell’Istria croata ovvero l’ex territorio del Comune del Buiese è una zona particolare, tutelata da accordi internazionali che vanno rispettati” sottolinea Dunis concludendo “si tratta di un territorio ricco e interdipendente, intrecciato da rapporti storico-culturali, socio- famigliari, economici e che dovrebbe trovare- aldilà dall’ attuale discorso sulla futura organizzazione amministrativa – una formula di crescita e sviluppo armonizzato e comune a tutti i suoi cittadini ai quali comunque ed in ogni caso dovrebbe spettare l’ ultima parola. Dovrebbero essere loro ad esprimersi- magari tramite referendum – sul come e dove vogliono vivere”.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: Archivio personale
Foto: Archivio personale