Ripresa sì, ma graduale e facendo molta attenzione a possibili risalite dell’epidemia: è questo il messaggio che giunge da Palazzo Chigi dopo la riunione con la task force sulla “fase 2”, e gli incontri del Premier Giuseppe Conte con imprese, sindacati e autonomie locali.
Il 4 maggio riapriranno le attività produttive, con la possibilità di un anticipo al 27 aprile, lunedì prossimo, se le aziende sono in grado di far rispettare i protocolli di sicurezza, ma sarà un provvedimento che riguarderà solo 2,7 milioni di lavoratori, più quelli che già lavoravano da casa in queste settimane.
Il piano, che sarà presentato probabilmente nel fine settimane, prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento: se le cifre sui contagi non peggiorassero, i negozi al dettaglio dovrebbero essere aperti a metà maggio, probabilmente l’11, e solo una settimana dopo bar e ristoranti. Già il 4 maggio però potrebbe essere consentita la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio. Il 4 maggio intanto ripartiranno i settori manifatturieri e le costruzioni, oltre ad alcuni esercizi commerciali.
C’è attesa anche per le novità sulle limitazioni agli spostamenti e sul distanziamento sociale, che rimarranno, anche se probabilmente sarà possibile qualche libertà in più, come le visite ai parenti o le attività all’aperto, con la riapertura dei parchi. Fra le ipotesi anche quella di permettere dal 4 maggio spostamenti anche fuori dal proprio comune e all'interno delle singole Regioni, lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale.
“La revisione delle misure di distanziamento sociale non significa un liberi tutti” ma non possiamo chiudere i cittadini in casa per sempre” ha detto Conte nel corso dell'incontro con Regioni ed enti locali.
Saranno invece rafforzati i protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro già approvati nel marzo scorso, e ci sarà bisogno di un piano per il trasporto pubblico, mettendo a disposizione dei lavoratori i dispositivi di protezione individuale: solo per le mascherine si parla di una fornitura di 7 milioni di pezzi al giorno, ma attualmente l’Italia ne può garantire quattro.
Alessandro Martegani