Giorgia Meloni affronta la sua prima conferenza stampa di fine anno a pochi minuti dal voto che ha dato via libera alla manovra di bilancio e proprio alla manovra sono state dedicate gran parte delle domande di giornalisti riuniti nella sala stampa della Camera.
La Premier, che ha risposto alle domande della stampa per due ore, non rinunciando scherzare di tanto in tanto, ha ribadito la fiducia nella sua maggioranza, in cui, ha detto “sono differenti visioni, ma alla fine contano i fatti, e i fatti dicono che abbiamo scelto di fare una manovra politica, scritta in tempi molto rapidi, che investe la maggior parte delle risorse nel contenere il caro bollette, ma abbiamo scelto anche di spostare risorse sul futuro, sui giovani, sulle imprese e sul lavoro. Il clima nella maggioranza – ha aggiunto - è positivo, tutti hanno lavorato per lo stesso obiettivo”. Fra le priorità c’è anche la riforma delle istituzioni in senso presidenziale, in grado di restituire, ha detto, "efficienza e stabilità al sistema". Il modello semipresidenziale alla francese è quello che al momento sembra più condiviso, "poi però - ha ricordato - bisogna capire se c'è la volontà di fare le riforme assieme". "Io la riforma la voglio fare, bisognerà decidere come e con chi, ma non sarò così sprovveduta da non cogliere eventuali atteggiamenti dilatori in materia."
Anche sulla giustizia Meloni ha rinviato al mittente le accuse dell'opposizione di favorire criminale ed evasori con limiti alle intercettazioni e scudi fiscali. "La mia carriera è ispirata a Paolo Borsellino e la battaglia contro la mafia sarà a 360 gradi, ma credo che per chi ha dichiarato il proprio reddito e non ha poi pagato le tasse perché non aveva i soldi, sia normale prevedere che possa chiudere il suo debito pagando quanto dovuto con una maggiorazione". "Non ci sono condoni, e abbiamo previsto nuove assunzioni all’agenzia delle entrate e una norma contro le aziende apri e chiudi per evitare l’elusione fiscale". Sulle intercettazioni ha ribadito che vanno limitati l’abuso e la pubblicazione di conversazioni che non avevano alcuna rilevanza penale.
Sulla situazione sanitaria, Meloni ha sottolineato come l’Italia si sia mossa immediatamente, chiedendo i controlli per chiunque arrivi dalla Cina, ma, ha aggiunto, “è una misura efficace solo se avviene a livello europeo, spero che Bruxelles accolga le nostre richieste in questo senso”. In ogni caso il ministro Schillaci ha fatto sapere che i primi casi sequenziati sono varianti già viste in Italia quindi coperte dai vaccini. Per la prevenzione, secondo la Premier, mascherine e tamponi sono utili, ma ha escluso misure che implichino limitazioni delle libertà: “bisogna lavorare sulla responsabilità dei cittadini e non sulla coercizione”.
La Premier ha poi sottolineato come “nelle passate legislature ci è stato detto che il lavoro si poteva creare per decreto, che la povertà si poteva sconfiggere per decreto ma non è così: il compito del governo è favorire la crescita per mettere le imprese nelle condizioni di assumere”. Riguardo il reddito di cittadinanza ha ribadito che “è giusto puntare al lavoro dei sogni, ma non si può pensare che lo Stato mi paghi uno stipendio perché non voglio accettare un lavoro dignitoso e retribuito solo perché non è quello che volevo”.
Non sono mancati temi delicati come i Tweet di esponenti di Fratelli d’Italia, fra i quali il presidente del Senato Ignazio la Russa, che celebravano l’anniversario della nascita dell’MSI, movimento che raccolse l’eredità del partito fascista. Meloni ha detto che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile, giornata della Resistenza, ma ha ricordato come l’MSI abbia avuto un ruolo nella storia della Repubblica, della destra democratica e repubblicana, nel combattere la violenza politica e il terrorismo. “Ha partecipato alla vita democratica del paese, all’elezione dei presidenti: non si capisce perché quello che andava bene 10, 20, 30, 40 o 50 anni fa ora sia impresentabile". "Non sopporto questo continuo gioco al rilancio: molti esponenti politici che vengono da quell'esperienza ora sono ai vertici delle istituzioni, votati da molti italiani che evidentemente non considerano quella storia impresentabile”.
Un accenno anche al Qatargate, una questione, ha detto, in cui “bisogna andare fino in fondo senza fare sconti: sarà fondamentale la risposta che le istituzioni sapranno dare per difendere la propria credibilità". "Quello che mi innervosisce – ha aggiunto - è che molti colleghi in Europa definiscano questi fatti “Italian Job”, ma non riguarda solo italiani, piuttosto riguarda un solo partito".
Passando ai rapporti internazionali, Meloni ha ribadito la linea atlantica, ricordando come Mosca abbia scelto di violare il diritto internazionale, una scelta che non può essere accettata: "Non si può accettare che chi è più forte possa invadere un paese, e spero che il governo Russo si renda conto dell’errore che sta facendo e fermi questa inaccettabile guerra di aggressione".
Spazio anche per la questione dell’immigrazione dei rapporti con l’Africa: “Prima di garantire il diritto a emigrare bisogna garantire il diritto a non farlo, - ha detto - e il tema dell’energia ci offre un’occasione, di essere presenti come Europa in Africa, con l’Italia come nazione capofila". "Con un po’ di risorse spese bene – ha concluso - si può lavorare con i paesi africani diversificando le forme di energia e fare dell’Italia la porta d’ingresso in Europa di questa energia".
In apertura dell’incontro il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli ha ricordato l’importanza del ruolo informazione, messo in luce da periodi drammatici come quello della pandemia e da eventi tragici come la guerra in Ucraina. Bartoli ha segnalato gli effetti distorsivi e linciaggio digitale dovuto ai social media, amplificati da algoritmi che puntano solo ad aumentare i contatti. “Non devono – ha detto - essere i social a decidere chi può parlare chi no, chi è giornalista e chi no. Solo in apparenza tutti possono parlare, e anche per questo i giornalisti devono stare ancora più attenti ai propri doveri”.
Il Presidente dell’Ordine, chiedendo a Meloni di mettere in primo piano i problemi della categoria a partire dal precariato, ha ricordato come l’Italia sia il paese che ha il maggior numero di giornalisti sotto scorta, e veda fenomeni come le querele bavaglio, che limitano di fatto la libertà di stampa. “È necessaria una legge che le impedisca, accanto però a un’assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti: chi sbaglia deve pagare, ma non si può screditare un’intera categoria e colleghi che fanno correttamente il proprio lavoro per gli sbagli di pochi noti”.
Anche Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, sindacato dei giornalisti italiani, in una nota ha affermato che "la disponibilità al confronto sui temi cruciali che riguardano l'informazione italiana, manifestata dalla presidente del Consiglio, deve segnare l'avvio di un percorso di riforme. I profondi cambiamenti che interessano l'informazione in tutto il mondo richiedono interventi mirati da parte delle istituzioni pubbliche - ha aggiunto - per garantire quello che è un bene essenziale per la democrazia, a partire da una nuova legge di settore, che consenta di affrontare le criticità legate alla transizione digitale e al ruolo sempre più invasivo che si pretende di assegnare all'intelligenza artificiale, e occorre concentrare l'attenzione sul lavoro dei giornalisti, contrastando il precariato dilagante, senza dimenticare i provvedimenti che da tempo attendono il via libera delle Camere, come le norme di contrasto alle querele bavaglio".
Alessandro Martegani