Foto: MMC RTV SLO
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"I nostri destini, quelli del pianeta e dell'intera umanità, sono inestricabilmente legati. Con il suo carico di sofferenza per milioni di nostri concittadini, la pandemia ci ha dolorosamente ricordato che la cooperazione internazionale e la solidarietà non sono soltanto opzioni possibili bensì esigenze risolutive. Ci si può salvare soltanto agendo tutti insieme. È una considerazione, quest'ultima, più volte ricordata nei nostri incontri, ben prima dell'avvento della pandemia. La realtà dei nostri giorni ci lascia intendere come in ogni ambito delle relazioni internazionali approcci esclusivamente nazionali non abbiano speranza di successo". Queste le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto alla cerimonia degli auguri di Natale e Capodanno da parte del Corpo Diplomatico.

Mattarella ha sottolineato che "la promozione di un multilateralismo imperniato sulle Nazioni Unite rimane priorità dell'Italia. Auspichiamo che le Nazioni Unite divengano un'organizzazione sempre più efficiente, trasparente, rappresentativa e responsabile".

In precedenza, il presidente della Repubblica, accompagnato dalla figlia Laura, aveva incontrato papa Francesco, per la visita di congedo in vista della fine del mandato settennale. Il Papa e il Capo dello Stato hanno avuto nei sette anni di mandato presidenziale diversi incontri, segnati da una profonda concordanza sui temi del dialogo interreligioso, della pace facilitata dal multilateralismo, dell'attenzione agli ultimi e della tutela dell'ambiente.

Il capo dello Stato è poi intervenuto alla Celebrazione Eucaristica officiata dal Santo Padre, in occasione dell'Incontro "Mediterraneo, frontiera di pace" ed entrambi hanno partecipato all'Incontro internazionale di preghiera per la pace tra le grandi religioni mondiali dal titolo "Nessuno si salva da solo - pace e fraternità".

Il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha spiegato che da parte del Vaticano c'è un senso di gratitudine verso Mattarella per quello che ha fatto nel settennato ma anche per i rapporti con la Santa Sede e con la Chiesa in Italia.

Davide Fifaco