Alla fine il provvedimento è passato quasi all’unanimità, ma in aula non sono mancati i distinguo sul testo di legge che, all’interno della legge del 2004 che ha istituito il “Giorno del Ricordo”, inserisce una serie di misure per diffondere la conoscenza della tragedia delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni.
Il testo è il risultato dell’unificazione di tre diversi progetti di legge, che puntavano tutti allo stesso scopo: far conoscere ai giovani la storia dell’Esodo e delle Foibe e i fatti che seguirono la fine della Seconda guerra mondiale sul confine orientale.
Fra i provvedimenti si prevede un concorso fra gli studenti delle università per un’installazione temporanea sul tema, ma anche un finanziamento pari a un milione di euro l’anno per organizzare i “Viaggi del ricordo nei luoghi delle Foibe e dell’Esodo giuliano dalmata e nelle terre di origine degli esuli” per gli studenti delle scuole secondarie, al fine di far maturare la coscienza civica e favorire il dialogo interculturale rispetto alle grandi sofferenze patite dalle popolazioni dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia durante e dopo il passaggio di quelle terre alla Repubblica socialista federale di Jugoslavia. Nel testo si prevede poi un finanziamento di 300 mila euro l’anno, ripartito fra la Lega nazionale di Trieste per la gestione del Sacrario del monumento nazionale della Foiba di Basovizza, l’Unione degli istriani per la gestione del “Museo di carattere nazionale C.R.P. (Centro di raccolta profughi)” di Padriciano, l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI) per la gestione del Museo delle masserizie dell’esodo “Magazzino 18” del Porto vecchio di Trieste e la Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati per le attività di formazione.
Il progetto, che passa alla Camera dopo esser stato votato da 147 senatori su 150, nonostante il risultato non ha mancato di alimentare un dibattito, a tratti anche teso, fra le forze politiche, con la destra che ha sottolineato i decenni dio oblio in cui era caduta la vicenda delle foibe e dell’esodo, non mancando di lanciare anceh accuse alla sinistra, come ha sottolineato Roberto Menia senatore di FdI e primo firmatario del testo, che ha anche tradito l’emozione nelle dichiarazione di voto.
“Questo - ha detto -, non è l’ultimo atto scontato del rito della liturgia parlamentare. Oggi per me è molto di più, perché questa è una cosa che a me sta nel cuore. Come ho avuto modo di dirvi molte volte, io sono figlio di quell’esilio istriano. Orgoglioso figlio di quell’esilio istriano, che so a chi devo”. ”Per me questo è un fatto che anche intimamente muove il cuore e la coscienza. Questa per me è un’altra tappa di vittoria di una vecchia battaglia di giustizia contro la congiura del silenzio. Contro il negazionismo, contro il giustificazionismo, che anche oggi ho sentito aleggiare più e più volte”.
Ancor più esplicito Gasparri che si è lanciato direttamente contro i “negazionisti delle Foibe”, sottolineando come esistano anche pubblicazioni che tendono a ridurre la portata di quella tragedia.
Una posizione che è stata rinviata al mittente da parte delle opposizioni che, pur sottolineando l’adesione al progetto di legge e la necessità di valorizzare la memoria di quei fatti, hanno anche ribadito valori della Resistenza, come le Foibe e l’esodo non siano un patrimonio destre e come ci siano stati atti di riconciliazione, culminati con la presenza dei presidenti Pahor e Mattarella ai luoghi della memoria, come ha ricordato la senatrice del Pd Tatjana Rojc. “Non credo nella memoria condivisa: credo invece nel rispetto delle singole memorie. Ciascuno di noi ha il diritto di piangere i propri morti, perché ogni morte è assenza e dietro a ogni morte ci sono madri e padri, sorelle e fratelli, mogli e mariti, figli che resteranno segnati da quell'assenza. La memoria storica rappresenta il nostro futuro”.
“Il Giorno del Ricordo – ha aggiunto - non può dunque diventare monopolio della destra o dei suoi esponenti, soprattutto in luoghi significativi che ne determinano la sacralità. Per noi questo è motivo di profondo rammarico, perché dobbiamo rispetto alle vittime e agli esuli. Tragedie così grandi non si utilizzano al fine di ottenere un consenso per se stessi o per la propria parte politica. Nella memoria dolorosa si ha il dovere di entrare con il passo rispettoso, senza forzature e senza l'intendimento di voler imprimere il proprio marchio politico alla tragedia di migliaia di persone, che passa in seconda linea o, peggio, viene dimenticata o strumentalizzata.”
Alessandro Martegani