Gennaro Sangiuliano (Foto: Reuters)
Gennaro Sangiuliano (Foto: Reuters)

Il protagonista è ancora il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ma questa volta non si tratta di una delle sue tante gaffe, ma di un incredibile, e a tratti inquietante, caso di manipolazione di un video, in cui i fischi del pubblico all’indirizzo del ministro sono stati sostituiti con degli applausi.
Il fattaccio riguarda la partecipazione del ministro alla cerimonia organizzata, nella cornice del Teatro antico di Taormina, dal Taormina Book Festival, più noto come “Taobuk”, che proprio nell’apertura della sua pagina internet si presenta come “il festival del libero pensiero”.
Sarà libero quello degli autori, ma di certo non quello del pubblico, visto che la cerimonia è finita al centro della polemica dopo la scoperta che gli effetti audio nel corso dell’intervento del ministro, sonoramente fischiato dal pubblico, erano stati sostituiti con degli applausi finti, un po’ come si fa per le risate nelle serie tv di prima serata.
Il fattaccio è rapidamente emerso sui social, con la versione originale e poi ritoccata dell’audio, e ha dato immediatamente il via a uno scarica barile da parete della Rai, che ha trasmesso l’evento, ma che ha addebitato la manipolazione all’Associazione Taormina Book Festival, “che ha curato – ha fatto sapere la Rai in una nota - ogni aspetto produttivo, senza alcun coinvolgimento di mezzi e personale Rai”.
Di male in peggio, perché la nota ha scatenato la reazione dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico che ha sottolineato come i contenuti affidati in esterno finiscano nei programmi informativi e nei tg senza “alcun controllo editoriale da parte delle strutture giornalistiche. “Se la ‘più grande industria culturale del Paese’ non è in grado nemmeno di verificare quello che manda in onda – fa sapere il sindacato -, chi dirige l’azienda deve trarne le conseguenze o mostrare di avere soluzioni in grado di rispondere alle legittime attese di cittadini e dipendenti”.
Una situazione paradossale e tratti anche inquietante, perché ricorda pratiche in uso nei regimi autoritari, in cui bisogna compiacere chi comanda, immediatamente evidenziata dall’opposizione: “Quanto andato in onda è vergognoso – hanno scritti i deputati del Partito democratico -, degno della televisione di stato di Kim Jong-un. Questa è la stampa di regime non quella contro cui si scontra ideologicamente ogni giorno la presidente del consiglio Meloni”. Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, ha annunciato una interrogazione, parlando “dell’ennesima puntata del Minculpop meloniano”.
La chiosa alla vicenda è stata quella di Geppi Cucciari, comica che, aprendo la cerimonia di presentazione del premio letterario Strega, ha invitato tutti ad applaudire perché, ha detto ironicamente, “siamo in diretta e non è possibile sostituire i fischi”.

Alessandro Martegani