La nuova sortita di Beppe Grillo alla manifestazione nazionale del Movimento 5 Stelle, un ritorno in pubblico dopo mesi di assenza, probabilmente non ha avuto l’effetto sperato da Giuseppe Conte e dai 5 Stelle, rendendo di fatto più difficile quell’intesa con iI Pd cercata dal giorno della sconfitta alle elezioni, ma mai realizzata finora.
Il comico genovese, nel suo intervento, aveva fra l’altro invitato a reagire i cosiddetti i "dormienti" del Movimento: "Cominciate a fare le brigate di cittadinanza – ha gridato dal palco di Roma - mascheratevi col passamontagna, e di nascosto andate a fare i lavoretti, sistemate i marciapiedi le aiuole, i tombini, senza dare nell'occhio”.
Parole che non sono state apprezzate affatto nel Pd, e soprattutto nella minoranza del partito, che hanno considerato un errore la partecipazione, o meglio, il saluto della segretaria Elly Schlein all’evento di sabato scorso.
Non convince nel partito la posizione della segretaria che, dopo l’abbraccio con Conte, non aveva proposto un’alleanza, ma un confronto sui temi più urgenti come lavoro e precarietà: i rapporti con i 5 Stelle di Grillo rimangono in salita nel Partito democratico, e non hanno aiutato le parole di Conte, da sempre critico sull’invio di armi all’Ucraina.
A poche ore dalla manifestazione, sono arrivate le dimissioni dall’assemblea nazionale dell'ex assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato. "Brigate e passamontagna anche no – ha detto - è stato un errore politico partecipare alla manifestazione”.
Come se non bastasse, nel pomeriggio è in programma la direzione del partito, la prima dopo la sconfitta alle ammnistrative, ed è possibile che la riunione si trasformi in una sorta di processo a quanto fatto dalla segretaria da quando ha assunto la guida del partito, un periodo che, al di là del cambio di linea e della volontà di guardare a sinistra, non ha ottenuto grandi risultati.
Schlein dovrebbe riproporre i temi del lavoro, della lotta al precariato, della scuola, promettere battaglia in Parlamento e sui territori, a partire dai disegno di legge su lavoro e giustizia.
Rimane poi l’incognita dei rapporti con il Terzo Polo, anche in vista delle prossime elezioni europee: Italia Viva e Azione sono nettamente alternativi ai 5 Stelle, e distanti anche dal Pd su temi come la giustizia. Calenda e Renzi hanno già aperto alla riforma della giustizia, alla quale invece sono contrario sia i magistrati, sia i sindaci del Pd, che non hanno apprezzato la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, preferendo una rimodulazione.
Alessandro Martegani