Una catastrofe naturale è avvenuta in questi giorni in Siberia, nei pressi della città di Norilsk, 300 chilometri oltre il Circolo polare. Oltre 20.000 tonnellate di combustibile diesel e lubrificanti sono fuoriuscite da una cisterna: 15.000 tonnellate, che si sono riversate nei corsi d'acqua vicini, hanno fatto assumere alle acque fluviali una colorazione rosso-arancione, 6.000 sono state assorbite dal terreno. Norilsk è già una delle città più inquinate del mondo a causa degli insediamenti minerari di Nichel.
Sono in corso ora le operazioni per porre rimedio al grave danno ambientale, provocato dal cedimento strutturale di un serbatoio in una centrale elettrica e dovuto allo scioglimento del permafrost, il terreno congelato sui cui poggiano in pratica tutte le strutture dell'area.
Secondo Greenpeace Russia, "si tratta di uno dei più grandi incidenti petroliferi nell'Artico e dimostra che il governo russo deve riconsiderare l'attuale modello di economia basato sui combustibili fossili e sull'abuso della natura". La portata dell'incidente sarebbe analoga a quella del disastro avvenuto in Alaska 30 anni fa.
Greenpeace riferisce inoltre che lo sversamento "sta contaminando oltre 20 chilometri di fiumi e si sta muovendo verso il mare, con lo spessore dello strato di prodotti petrolchimici che ha raggiunto i 20 centimetri. La procura ha avviato un'indagine penale", riferisce ancora l'organizzazione non governativa ambientalista.
I primi tentativi di contenere il danno con dighe galleggianti sono stati inutili. Ora la Protezione civile sta arrivando sul posto. Il colosso minerario Norilsk Nickel è al lavoro per contenere le conseguenze dell'incidente, avvenuto lo scorso 29 maggio, ma finora tenuto nascosto. Furioso il leader del Cremlino, Vladimir Putin, che ha intanto dichiarato lo stato di emergenza. Le autorità locali avrebbero saputo dello sversamento dai social media. "Perché le agenzie governative lo hanno scoperto solo due giorni dopo? Dobbiamo venire informati delle emergenze dai social media?", ha chiesto Putin in videoconferenza. Sarà ora la Procura a stabilire le rispettive responsabilità, che gli interlocutori del presidente hanno iniziato a ribaltarsi uno sull'altro, in diretta TV, sul piano del disastro ambientale e su quello della mancata informazione.
E. P.