Foto: MMC RTV SLO
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Con una votazione di 6 a 3 la Corte Suprema statunitense ha limitato il raggio d'azione della Casa Bianca nella politica energetica, colpendo le speranze di Washington di contrastare il cambiamento climatico. La sentenza va a colpire l'EPA, l'agenzia federale per la protezione ambientale, nella sua autorita' di ridurre le emissioni di gas serra delle centrali elettriche. Si tratta di un'altra pesante sconfitta per il Presidente Biden. Secondo la sentenza il potere regolatorio non spetta al governo. Il provvedimento rende piu' difficile la transizione dal vecchio sistema industriale, fondato sui combustibili fossili, alle energie rinnovabili. Il Giudice capo Roberts ha ritenuto che l'EPA non avesse i poteri per regolare gli standard di emissione delle centrali elettriche gia' esistenti perche' una decisione di questa grandezza e conseguenze spetta al Congresso. Secondo i 3 Giudici contrari con il Clean Air Act del 1963 il potere regolatorio era gia' stato attribuito al governo. La decisione colpisce una direttiva di 7 anni or sono quando l'EPA aveva imposto alle centrali elettriche a carbone di ridurre la produzione o finanziare forme alternative di energia. Sin da allora gli stabilimenti coinvolti e i governi conservatori avevano impugnato la direttiva. In questo caso la sentenza rischia di mettere una pietra tombale sulla limitazione delle emissioni, e va incontro alla potente lobby delle industrie che utilizzano combustibili fossili perche' vede affermato il proprio primato rispetto alle politiche ambientali. I vertici EPA hanno gia' dichiarato di avere gli strumenti per aggirare il divieto e di stare lavorando a nuove regole che costringano gli impianti a tagliare le emissioni inquinanti che si formano con il fumo, oltre a fermare la contaminazione tossica da polveri sottili nell'acqua potabile, ma aggiungendo che ora si riduce la possibilita' di regolare direttamente l'emissione di anidride carbonica.

Franco de Stefani