Procede, ma non con lo stesso ritmo la campagna vaccinale in Europa: a sette mesi dall’avvio delle vaccinazioni fra la popolazione, i dati diffusi dal sito “Our world in data”, che raccoglie ed elabora studi provenienti da università come Harward, Stanford, Berkley, Cambridge e Oxford, rivelano un quando molto diverso dell’andamento delle vaccinazioni fra gli stati europei, con una frattura abbastanza netta fra ovest ed est Europa.
Lo stato che ha la più alta percentuale di cittadini vaccinati è Malta, prima al mondo con più di nove persone vaccinate su dieci, in una classifica che vede seconda la Danimarca con uno stacco deciso però, anche se la quota di immunizzati è comunque del 74 per cento fra prime e seconde dosi.
Sopra il 70 per cento, considerata un po’ una soglia critica per affermare il successo della campagna, ci sono Spagna e Belgio.
In generale tutti i paesi dell’Europa occidentale sono a buon punto. Nella fascia degli Stati che hanno ormai fra il 60 e il 70 per cento della popolazione vaccinata ci sono 11 paesi, fra questi l’Italia con il 67 per cento di cittadini immunizzati almeno con la prima dose, ma anche la Germania, la Francia la Gran Bretagna, i paesi bassi e quelli scandinavi, ma nessun paese dell’Europa dell’est.
Per trovarne uno bisogna scendere sotto il 60 per cento: l’Ungheria ha immunizzato il 59 per cento della sua popolazione, una quota peraltro simile a quella degli Stati Uniti; sopra il 50 per cento ci sono anche Grecia, Turchia e Lituania, ma molti altri paesi, come la Slovenia, con il 42 per cento, o la Polonia con il 49, hanno vaccinato meno della metà della popolazione.
La Slovenia però guida il gruppo dei pesi della ex Jugoslavia: la Serbia, nonostante la partenza a razzo delle vaccinazioni, si ferma al momento al 42 per cento, la Croazia al 41, per poi si scendere ancora, anche a causa della mancanza di vaccini, con il Montenegro al 30 per cento, un punto sotto la media mondiale, la Macedonia del Nord con il 26, e il Kosovo con il 17. Al 10 per cento l’Ucraina e poco più alte le percentuali in Bielorussa Bulgaria e Georgia.
Da notare che nei paesi che hanno un’alta percentuale di vaccinati, nonostante l’aumento dei contagi si è anche registrato un calo della mortalità rispetto ai positivi con un processo che di fatto ha appiattito le curve in tutti i paesi man mano che procedevano le vaccinazioni, con un andamento molto diverso rispetto a quando i vaccini non erano ancora stati diffusi.
L’Italia ad esempio un anno fa, quando si facevano anche molti meno tamponi, aveva tasso di mortalità del 14 per cento rispetto ai casi confermati, contro il 12 della Spagna, una media del 4 per cento a livello mondiale e percentuali anche molto basse come il due per cento della Corea del Sud: a 12 mesi di distanza questi valori si sono appiattiti tutti fra il tre e l’uno per cento.
Alessandro Martegani