Dopo aver navigato per quattro anni nelle acque tempestose della crisi greca, il governo di sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras rischia di ammainare le vele sui discussi accordi di Prespa, firmati lo scorso giugno per superare l'annosa questione del nome con la vicina Macedonia.
L'intesa, che ha avuto luce verde a Skopje la scorsa settimana, prevede che il paese ex-jugoslavo assuma il nome di Macedonia del Nord: una soluzione di compromesso, che però non è andata giù a Panos Kammenos, ministro della Difesa e leader dei Greci Indipendenti, piccolo partito di destra in coalizione con Syriza dal 2015.
Dopo le dimissioni di Kammenos, Tsipras ha deciso di chiamare questa sera il parlamento di Atene al voto di fiducia sul suo governo, per ribadire di avere il controllo politico del paese e salvare gli accordi di Prespa, che sarebbero in discussione in caso di sconfitta per l'esecutivo.
Secondo le previsioni della vigilia, Tsipras dovrebbe riuscire ad assicurarsi i 151 voti su 300 necessari a passare l'esame, in un clima politico in cui non mancano confusione e giochi politici all'interno del parlamento greco.
In caso contrario saranno inevitabili elezioni anticipate, che però non sembrano spaventare più del necessario analisti e mercati, visto che il termine naturale del mandato del partito di Tsipras, attualmente dato dai sondaggi in forte ritardo rispetto all'opposizione di centro-destra, è comunque ottobre 2019. Per lo storico accordo con la Macedonia, raggiunto a fatica dopo oltre vent'anni, la caduta dell'esecutivo potrebbe invece rivelarsi fatale.
Francesco Martino