Il primo mandato si lavora per la rielezione il secondo per la storia. Donald Trump ed i suoi alleati in Europa e nel Mondo ci sperano. Tra di essi anche il premier sloveno Janez Janša, che ha usato Twitter per esprimere il suo appoggio al presidente americano, mentre il leader dell'opposizione italiana Matteo Salvini da giorni non manca di esibire una mascherina con il logo della campagna elettorale di Trump.
Intanto l’America è divisa. Nelle strade delle principali città le vetrine dei negozi vengono coperte e alcune zone transennate per timore dei disordini che potrebbero verificarsi. Il clima tra i sostenitori dell’uno o dell’altro schieramento non è mai stato così teso. Giorni fa l’autobus della campagna elettorale di Biden è stato circondato da pickup di sostenitori di Trump. La scena sembrava uscita più da un film, che dal classico repertorio di immagini delle campagne elettorali americane.
Anche questa volta, come quattro anni fa, sarà una corsa all’ultimo voto. Scontata la vittoria in termini assoluti di Joe Biden, che complessivamente prenderà più voti. I democratici avevano avuto il favore della maggiornaza degli americani e perso le elezioni nel 2016 e nel 2000. In America diventa presidente chi prende più voti, ma chi conquista più di 270 grandi elettori, che sono ripartiti tra i singoli stati, in maniera da dare a ciascuno di essi voce in capitolo nella scelta del presidente. I sondaggisti che questa volta giurano che non si sbaglieranno e dicono Biden dovrebbe avere la maggioranza. Scontato l’esito in alcune zone. A Washinton DC Biden vincerà alla grande, senza storia anche la sua vittoria in California, come è scontata quella di Trump in Wyoming, West Virgina o Oklahoma. A decidere saranno i cosiddetti stati contesi. Questa volta ballano Texas, Iowa ed Ohio, dove Trump è in leggero vantaggio e Florida, Georgia, North Carolina, Arizona, Pennsylvania e Michigan dove invece conduce Biden. 90 milioni di americani hanno già votato per posta e le regole per il conteggio variano da stato a stato, gli analisti dicono che sono in maggioranza sostenitori di Biden. Il risultato quindi potrebbe non arrivare questa notte e lo spettro è quello del 2000, quando la contesa tra George Bush e Al Gore finì tra mille polemiche.
Stefano Lusa