Come ampiamente annunciato dagli esperti del settore a pochi giorni dall'attacco a sorpresa di Hamas ad Israele gli effetti iniziano a farsi sentire sui prezzi del petrolio e del gas; mentre borse e titoli di stato sono rimasti ai livelli di venerdì. I listini azionari, fino a ieri, hanno infatti resistito, a parte la borsa palestinese che ha ceduto oltre il 4%. Il petrolio, invece, è di nuovo schizzato a circa 90 dollari al barile. Anche il Gas ha guadagnato quasi il 15% tornando ai livelli dello scorso 26 settembre, pari a 43,95 euro al MWh.
Quotazioni che sono destinate a crescere ancora e che fanno temere aumenti alle pompe di benzina e sulle bollette. Timori, però, che non sono confermati dagli analisti di Goldman Sachs che hanno detto di ritenere "improbabile un effetto immediato di grande portata a breve termine" sulla dinamica tra domanda e offerta e sulle scorte di petrolio.
Confermate, però, le stime su un rialzo del brent "dagli 85 dollari al barile di venerdì a 100 dollari entro il giugno del 2024". Sul prezzo ci sono però "due potenziali implicazioni" con effetti opposti.
La prima è una "riduzione della probabilità di normalizzazione saudita-israeliana e un conseguente aumento della produzione saudita", la seconda invece è il rischio di un ribasso della produzione petrolifera iraniana che potrebbe pesare non poco sul mercato.
Barbara Costamagna