La Giornata internazionale della donna, a dispetto della forma che ha assunto in molti casi negli ultimi anni, è una celebrazione dalla forte connotazione politica. Le sue radici affondano nel VII Congresso della seconda internazionale socialista del 1907 quando i partiti socialisti si impegnarono per l’introduzione del suffragio universale delle donne. Solo con la Conferenza internazionale delle donne socialiste di Copenaghen nel 1910 si iniziò a parlare di un'occasione dedicata a questi temi, con l'istituzione di una giornata volta a far conoscere le rivendicazioni dei diritti delle donne.
Per parlare di 8 marzo, però, bisogna arrivare al 1917 quando a San Pietroburgo si tenne una manifestazione di donne socialiste, che venne tollerata dalle autorità, trasformandosi in un appuntamento tradizionale. Nel 1921, questa data fu adottata da tutto il movimento socialista diffondendosi in molte parti del mondo. La consacrazione si ebbe poi nel 1977 quando l’ONU la riconobbe come un appuntamento per ricordare il ruolo della donna e la necessità di cancellare qualsiasi tipo di discriminazione.
Quindi niente incendio in una fabbrica di camice a New York e neanche manifestazioni del settore tessile negli Stati Uniti di fine Ottocento, ma una festa fortemente legata alle lotte socialiste dello scorso secolo e quindi dal vigoroso significato politico, che oggi in qualche modo il movimento femminista sta cercando di recuperare, con forme nuove e adatte ai nostri giorni. Non è tempo, quindi, di festeggiare, perchè la lotta per le donne non è finita e la strada da percorrere è ancora lunga.
Barbara Costamagna