Il processo è inziato con la comunicazione ufficiale, seguita dalla modifica del nome sul sito istituzionale del governo. Da ieri, la Macedonia ha un nuovo nome, Repubblica di Macedonia del Nord. Nei prossimi giorni verrano sostituiti i cartelli ai passaggi di confine, negli aeroporti e alle dogane, e nel giro di qualche mese, il nuovo nome comparirà su targhe automobilistiche, passaporti e valuta nazionale.
Si conclude così, dopo quasi tre decenni di feroce zuffa diplomatica con la vicina Grecia, la cosidetta "questione del nome", tra Atene e Skopje. Per la Grecia, il nome "Macedonia" era e resta inaccettabile, considerato una vera minaccia di irredentismo nei confronti dell'omonima provincia greca, e un "furto storico" verso l'eredità culturale ellenica.
Il punto di svolta è arriato nella scorsa estate, quando i premier Zoran Zaev e Alexis Tsipras hanno siglato gli storici accordi di Prespa: in cambio della disponibilità di Zaev a modificare il nome in Macedonia del Nord, ritenuto più accettabile dai greci, Tsipras ha rinunciato al veto imposto sul processo di integrazione di Skopje verso Unione europea ed Alleanza atlantica. Nonostante le forti resistenze interne, l'intesta è stata poi approvata dai rispettivi parlamenti.
Con la soluzione della disputa del nome, muore però anche l'ultimo pezzetto di Jugoslavia. Costretta dall'ostruzionismo greco, infatti, la Macedonia era riconosciuta da ONU e altri forum internazionali col nome provvisorio di FYROM, Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia. Un nome e un'eredità storica che, da oggi, vengono ufficialmente relegati al passato.
Francesco Martino