Per ora Mosca evita il disastro finanziario, e torna sui suoi passi pagando la prima parte di cedole sui titoli di stato in dollari.
Il governo Russo nei giorni scorsi aveva annunciato di voler pagare in rubli cedole per un valore di 117 milioni di dollari, legate però a titoli emessi nella valuta americana e che per contratto devono essere pagate nella stessa valuta di emissione.
Il rublo attualmente è poco più appetibile della carta straccia, e un pagamento in valuta russa non sarebbe stato accettato dai creditori, facendo scattare il periodo di 30 giorni di “grazia” prima della dichiarazione di default.
Con una mossa a sorpresa però Mosca ha comunicato di aver fatto fronte ai pagamenti in dollari: poche ore dopo anche il colosso finanziario JPMorgan ha comunicato di aver processato i pagamenti e aver effettuato un bonifico a favore dell'agente pagatore Citigroup.
JPMorgan, in qualità di banca corrispondente estera, era obbligata a processare i pagamenti, anche se, ha fatto sapere una fonte interna, vista la situazione e le sanzioni in atto, ha dovuto prima confrontarsi con le autorità finanziarie internazionali per poter procedere alla transazione. Il via libera è stato dato anche in considerazione del fatto che il blocco del processo dei pagamenti avrebbe penalizzato i detentori della cedola.
Si tratta però solo del primo passo di un percorso pieno di ostacoli per la tenuta del sistema finanziario statale Russo, attualmente in pieno isolamento dopo le sanzioni decise dall’occidente, che hanno estromesso la Russia dai circuiti finanziari e bloccato la maggior parte delle riserve russe di oro e valuta estera.
Mosca a breve dovrà far fronte ad altre obbligazioni emesse dalla Federazione russa, il 31 marzo e il 4 aprile, rispettivamente per 359 milioni e per 2 miliardi di dollari, e ci sono anche scadenze sul debito privato di colossi come Gazprom, Rosneft, Lukoil e Sberbank.
In totale il debito della Russia è valutato in circa 150 miliardi di dollari, ed è già stato declassato dalle agenzia di rating, che considerano il paese ad alto rischio di default. Se si aggiungono però anche i debiti verso l'estero delle aziende, e il passivo delle banche, si raggiuge una cifra stimata in 480 miliardi di dollari, e un default potrebbe anche avviare un effetto a catena sui fondi occidentali e asiatici che hanno nel portafoglio titoli russi.
Alessandro Martegani